Omelia V domenica di Quaresima

Belforte, 18 marzo 2018

S.Cresime

Ger 31,31-34
Sal 50
Eb 5,7-9
Gv 12,20-33

In un teatro ha colpito la mia attenzione un cartellone con l’invito a partecipare ad una conferenza per i genitori. Il titolo era: «Che cosa farò da grande». Qualcuno, provocatoriamente, ha corretto il titolo in: «Che cosa farò di grande». Questa semplice correzione mi fa pensare con gioia ai dieci ragazzi che stanno per ricevere la Santa Cresima. Che cosa faranno di grande?

Ci troviamo di fronte ad un brano di Vangelo di autorivelazione di Gesù come Messia Salvatore. Farò soltanto tre sottolineature.

1. «Vogliamo vedere Gesù» (Gv 12,21).

Un gruppo di Greci – i Greci, insieme ai Romani, facevano parte delle forze che colonizzavano la Palestina – si è interessato al maestro Gesù. Essi si avvicinano a due apostoli che portano un nome greco, Andrea e Filippo, e dicono: «Vogliamo vedere Gesù». Un desiderio che anche noi abbiamo provato o proviamo. Qualcuno potrebbe dire di aver visto film bellissimi su Gesù; qualcun altro inviterebbe a guardare il volto di Gesù come l’hanno dipinto i primi artisti o quelli del Medioevo o del primo Rinascimento (Giotto, Masaccio, ecc.). Con tutto il rispetto per i grandi artisti, sappiamo bene che Gesù non è una figurina, ma una persona viva. Come si fa ad incontrare Gesù, come si può vederlo, sentirlo, toccarlo? Dov’è Gesù?
È qui! Voi, uniti insieme, meritate la presenza di Gesù. Lui ha detto: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20). Dunque, Gesù è qui, in mezzo a noi. Vuoi vedere il suo volto? Con gli occhi non lo vedrai, ma sentirai il suo calore, il battito del suo cuore, la forza della sua parola.
Gesù si fa presente anche in sette segni carichi di mistero: i sacramenti. Voi potrete dirmi: «Quando, durante la Santa Messa, alzi in alto l’ostia e noi guardiamo, vediamo soltanto il pane». Quand’ero un giovane sacerdote mi capitava di osservare attentamente il pane mentre spezzavo l’ostia e dicevo: «Signore, perché non riesco a vederti tra le briciole del pane… Però so che sei presente». Nella mia città, Ferrara, si conserva la memoria di un miracolo eucaristico emozionante. Nel 1171 un sacerdote di nome Pietro, mentre era in viaggio da Verona a Roma, si fermò a Ferrara e, quando spezzò l’ostia durante la celebrazione della Messa, da essa sprizzò sangue. Ancora oggi nella piccola volta, trasformata poi in una bellissima basilica, possiamo vedere le macchie lasciate dal sangue sprizzato da quell’ostia.
«Vogliamo vedere Gesù» (Gv 12,21).
Sapete come hanno fatto i Greci, i Romani, i Galli, i Celti a vedere Gesù? Hanno visto come i cristiani si volevano bene. «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35).

2. «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24).

Gesù dice che la sua vita è come quella di un chicco di frumento destinato a cadere per terra nel buio di un solco, nell’umidità della terra, ma che porterà molto frutto.
Per i ragazzi. Ho scritto una volta per i miei alunni una piccola drammatizzazione. Avevo immaginato che tre chicchi di grano erano usciti dal sacco dov’erano imprigionati, sacco che il contadino portava sulle spalle. Perché volevano uscire? Uno di essi desiderava respirare aria pura. Allora saltellò fuori dal sacco e si adagiò sul terreno, ma, dopo un po’ di tempo, mentre era sulla strada arrivò una gallina e lo mangiò. Addio libertà!
Un altro chicco di frumento desiderava prendere il sole e arrivò fino alla spiaggia. Dopo mezza giornata di esposizione al sole, si seccò completamente.
Il terzo chicco pensò fosse meglio tornare con gli altri chicchi; vide il solco profondo, umido, poco attraente, ma si tuffò. Ha scelto di rischiare, si è fidato.
La piccola storia dei tre chicchi di frumento finisce con la sorpresa della vita scaturita da quei chicchi.
Attenzione: Gesù non mette in rilievo “il morire”, ma “il portare frutto”; non sottolinea il sacrificio, ma la fecondità. Non si ottiene nulla di ricco, di bello, di splendido nella vita, se non attraverso il dono di sé, l’impegno, la fatica.

3. «La mia anima è molto turbata» (Gv 12,27).

Gesù, ai Greci che erano venuti per incontrarlo, dirà: «Attenzione amici, non crediate che il Messia sia come immaginate voi. Il Messia sarà innalzato da terra, sarà un Messia crocifisso. Non crediate che la mia gloria sia quella mondana; la mia gloria è fare la volontà del Padre. Inchiodato sulla croce diventerò il punto di attrazione universale» (cfr. Gv 12,32). Gesù aggiunge: «La mia anima è molto turbata» (Gv 12,27). Non bisogna togliere i turbamenti dalla vicenda umana di Gesù. Pensiamo a quando Gesù è andato nella casa di Giairo, dove si piangeva per la morte della sua bambina (cfr. Lc 8,41-42): Gesù si era commosso. Così alla tomba dell’amico Lazzaro (cfr. Gv 11,35). La gente lo vide piangere: «Guarda come lo amava» (Gv 11,36). E, nel Getsemani, quando sente il peso di quello che sta per succedere, arriva a gridare: «Padre, allontana da me questo calice» (Mc 14,36) e suda sangue, dice l’evangelista Luca (cfr. Lc 22,44).
Il turbamento di Gesù viene incontro alle nostre paure, alle nostre fatiche, alle nostre lacrime. Gesù ha paura, ma non è rinunciatario; la sua è la paura del coraggioso.
Invito ciascuno a portare a casa una delle tre frasi su cui riflettere durante la settimana. «Vogliamo vedere Gesù», per incontrarlo davvero; oppure «Come il chicco di frumento ha bisogno di cadere per terra per portare vita»; o «La mia anima è turbata», pensando che anche Gesù ha versato lacrime, ha sudato, faticato, ma ha detto «sì» e da quel «sì» siamo nati noi.

Esercizi Spirituali per sposi e fidanzati

Sabato 14 e domenica 15 aprile l’Ufficio Famiglia diocesano organizza un corso di Esercizi Spirituali per sposi e fidanzati sul tema: “La potenza dell’amore” (cfr. Cap. IV Amoris Laetitia) presso il convento delle Monache Clarisse di Sant’Agata Feltria. Gli incontri saranno tenuti dallo scrittore Daniele Garota.

Incontro e cena di solidarietà Carità senza Confini

Domenica 25 marzo dalle ore 16:30 si tiene il 21° Incontro e cena di solidarietà organizzato da Carità senza Confini. Relatore padre Alessandro Barban, Priore Generale del Monastero di Camaldoli (AR). Tema dell’incontro: “Dal vuoto interiore l’impoverimento umano. Da sè a sè per andare verso l’altro”.

Marcia missionaria

VENERDI’ 23 MARZO ORE 20:30 con partenza dalla chiesa dei Frati Cappuccini di Città si terrà la MARCIA MISSIONARIA. In basilica del Santo Marino si ascolterà la testimonianza di un missionario. La marcia è presieduta dal Vescovo Andrea.
La diocesi quest’anno sosterrà la richiesta di aiuto pervenuta da padre Franco Antonini, missionario originario di Novafeltria, che consiste nel raccogliere 15000 € per la costruzione di una nuova chiesa e di un centro di ascolto nella parrocchia di Santa Cruz in Mozambico.
Per l’occasione si chiede di rinunciare alla cena o ad altro per donarlo a sostegno dei più poveri

II appuntamento con “La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie”

L’Istituto Superiore di Scienze Religiose “A. Marvelli” e l’Ufficio diocesano di Pastorale Familiare della diocesi di San Marino-Montefeltro, sono lieti di invitarvi al secondo appuntamento del ciclo di seminari dal titolo: “La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie”, incentrati sull’esortazione apostolica “Amoris laetitia” di Papa Francesco.
Questo secondo momento formativo, teso all’approfondimento dei contenuti del IV e V capitolo dell’esortazione si svolgerà

Venerdì 16 marzo 2018 (ore 21,00 Domagnano – RSM)

L’amore diventa fecondo
Dall’enciclica profetica Humanae vitae all’esortazione Amoris laetitia

Relatore: Don Daniele Cogoni
(docente di Teologia sacramentale all’Istituto Teologico Marchigiano di Ancona)

Moderatore: Natalino Valentini (Issr “A. Marvelli”)

Don Daniele Cogoni è responsabile della Comunità “Casa di Nazareth” e dell’Ufficio di Pastorale Familiare della diocesi di Camerino – San Severino Marche. Da diversi anni cura percorsi di spiritualità coniugale e familiare, e di accompagnamento di coppie in difficoltà. Ha conseguito il dottorato in Teologia e in Filosofia presso la Pontificia Università Lateranense ed è docente di Teologia sistematica presso l’Istituto Teologico Marchigiano di Ancona. Studioso di ecumenismo e di ecclesiologia ortodossa, è autore di diverse pubblicazioni tra le quali ricordiamo: Il Ministero della Chiesa e il Primato del vescovo di Roma, Lief, Vicenza 2005; Eucaristia totale. Ecclesiologia eucaristica e prospettive ecumeniche nella teologia ortodossa, ed. Lussografica, Caltanissetta 2006; Triunità vivente. Elementi d’introduzione alla teologia in ascolto propositivo di alcune ermeneutiche trinitarie del XIX e XX secolo, Edizioni Montefano, Fabriano 2016.

L’incontro è aperti a tutti e si rivolge in particolare a coloro che sono impegnati nell’ambito della pastorale familiare, dell’educazione e della catechesi.
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere all’Ufficio di Pastorale Familiare della diocesi di San Marino-Montefeltro (Dott. Federico Nanni), oppure alla Segreteria dell’ISSR “A. Marvelli”, via Covignano 265, 47923 Rimini; Tel. (e Fax) 0541-751367 – email: segreteria@isrmarvelli.it.
Il Programma dell’intero percorso è reperibile sul sito internet: www.issrmarvelli.it

Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace

La Commissione per la Pastorale Sociale della diocesi di San Marino-Montefeltro esprime apprezzamento per l’iniziava della visita a Lampedusa della Eccellentissima Reggenza, per il suo forte significato simbolico rispetto al tema dei migranti e rifugiati.
“Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace” è il titolo scelto da Papa Francesco per l’ultima Giornata mondiale per la pace, il cui messaggio è stato consegnato nel corso di una solenne celebrazione il 1° gennaio scorso da S.E. Mons Andrea Turazzi alla Eccellentissima Reggenza, ai Segretari di Stato, ai Capitani di Castello e Sindaci del Montefeltro.
Il Papa ricorda che migranti e rifugiati sono uomini e donne alla ricerca di un luogo dove vivere in pace, in fuga dalla guerra, dalla fame, dalle discriminazioni e persecuzioni, dalla povertà e dal degrado ambientale. Migrano per salvare la vita, ma anche sospinti dal desiderio di una vita migliore, per ricongiungersi alla famiglia, per trovare un lavoro degno o la possibilità di una istruzione, tutti diritti senza i quali non c’è pace.
Papa Francesco invita tutti a far sì che i rifugiati e i migranti siano accolti con spirito di misericordia, nella consapevolezza che non è sufficiente aprire i cuori alla sofferenza altrui, ma che è necessario anche un impegno concreto che crei una solidarietà condivisa in grado di gestire in maniera responsabile un’accoglienza complessa, in quanto si aggiunge ai problemi sociali già presenti nei paesi d’arrivo. I governanti, in particolare, sono invitati ad esercitare nell’ accoglienza la virtù della prudenza e una strategia che combini accoglienza, protezione, promozione e integrazione, senza rinunciare alla responsabilità verso le proprie comunità, alle quali devono assicurare giusti diritti e sviluppo armonico. Così si contrasta chi fomenta la paura nei confronti dei migranti, seminando violenza, discriminazione razziale e xenofobia invece di costruire la pace.
La comunità cristiana e le autorità della Repubblica hanno dato un segnale importante in questa direzione nel 2016, accogliendo una famiglia di rifugiati dalla Siria a Borgo Maggiore.
La Commissione per la Pastorale Sociale auspica che la Repubblica sappia essere fedele alla sua tradizione di accoglienza, sia internamente che a livello internazionale, contribuendo nel 2018 presso le Nazioni Unite a due importanti patti globali: uno per le migrazioni sicure, ordinate e regolari, l’altro riguardo ai rifugiati. Si tratta di cogliere l’occasione di far avanzare la costruzione della pace e perché il realismo della politica internazionale non diventi resa alla globalizzazione dell’indifferenza.
“Se il sogno di un mondo in pace è condiviso da tanti, se si valorizza l’apporto dei migranti e dei rifugiati, l’umanità può divenire sempre più famiglia di tutti e la nostra terra una reale casa comune” (San Giovanni Paolo II).

Diocesi San Marino-Montefeltro
Commissione per la Pastorale Sociale

Presentazione Diari di S.E. Mons. Donato Bianchi

Informiamo che la nostra eremita, Sveva della Trinità, e la dott.ssa Antonella Buratta hanno curato la pubblicazione dei DIARI DI MONS. DONATO BIANCHI, nostro sacerdote e Arcivescovo di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado e deceduto nel 1999. Il libro raccoglie il primo diario, quando don Donato ha donato un rene al fratello, e quindi tutta la vicenda umana, affettiva e spirituale che il trapianto ha comportato e che si è conclusa con la morte del fratello e il secondo diario, quello della sua ultima malattia che lo ha condotto alla morte. ll libro verrà presentato A PENNABILLI MARTEDì 13 Marzo alle ore 21, nella nuova sede dell’Istituto Diocesano sostentamento Clero.

Comunicato stampa delle Associazioni Ecclesiali sul progetto di legge sulle unioni civili 6 marzo 2018

In questi giorni in cui il comitato promotore ha voluto ribadire la bontà nell’impianto della legge di iniziativa popolare sulle unioni civili e in cui l’Europa, con straordinario tempismo, sollecita con il V rapporto ECRI su San Marino l’adozione di una normativa sulle relazioni tra le persone dello stesso sesso, ci sentiamo in dovere sottolineare alcuni fatti.
La normativa proposta sulle unioni civili:
– vuole equiparare le unioni civili alla famiglia, in quanto è ciò che essa stessa afferma esplicitamente fin dalla prima riga del suo primo articolo: l’unione civile è una comunità familiare;
– obbliga San Marino a riconoscere come unioni civili i matrimoni contratti all’estero, anche di persone dello stesso sesso, assimilando l’unione civile al matrimonio;
– richiama esplicitamente e ampiamente il diritto di famiglia (Legge 26 aprile 1986, n.49) per omologare unione civile a famiglia: numerosi sono gli articoli relativi alla definizione del matrimonio, alla filiazione, al regime patrimoniale della famiglia e allo scioglimento del matrimonio;
– vuole acquisire per le unioni civili soprattutto i diritti ma non altrettanto i doveri della normativa relativa all’istituto della famiglia;
– vuole essere punitiva verso chi non riconosce la sostanziale eguaglianza tra unione civile e famiglia, attraverso quanto stabilito circa la discriminazione al suo art. 10.

Per onestà e chiarezza vogliamo anche evidenziare che il V rapporto ECRI su San Marino, all’ultimo punto delle sue raccomandazioni, chiede di adottare una legge per normare le relazioni tra persone dello stesso sesso: non parla né di unioni civili né tanto meno di matrimonio.

È stato già evidenziato che il tema delle unioni civili esige di essere affrontato con serietà e senza un approccio ideologico da parte delle forze politiche e, aggiungiamo, con onestà e chiarezza nei confronti dei cittadini. La proposta di legge di iniziativa popolare non va in questa direzione: non dà un adeguato ordine ai diritti delle persone che compongono coppie dello stesso sesso e soprattutto danneggia l’istituto della famiglia, creando una dannosa confusione con altre realtà che famiglia non sono. Inoltre, ci pare che non si voglia fornire alla cittadinanza una corretta rappresentazione dei contenuti della proposta di legge.

Rinnoviamo la richiesta a tutte le forze politiche di valutare con molta attenzione le decisioni per quanto è in gioco per il futuro del paese. Invitiamo anche i cittadini ad essere molto attenti al fine di valutare con consapevolezza le scelte che verranno effettuate su questo tema nei prossimi giorni e mesi.

A tal fine il coordinamento delle Associazioni Ecclesiali si rende disponibile all’incontro con tutte le forze politiche, con il comitato promotore e con i cittadini per un confronto su queste tematiche.

San Marino, 6 marzo 2018

Il coordinamento delle Associazioni Ecclesiali

Messaggio per la Giornata internazionale della donna

Giovedì 8 marzo la comunità diocesana di San Marino-Montefeltro partecipa con la preghiera e la riflessione alla Giornata internazionale della donna. Un’iniziativa particolare si è svolta ieri sera, 7 marzo, in preparazione alla Giornata: si è trattato di una veglia tenutasi a Pennabilli alle ore 21 presso il celebre monastero agostiniano “della Rupe”. Di seguito pubblichiamo un messaggio-riflessione del Vescovo Andrea Turazzi.
Abbiamo dato un tema alla Giornata in continuità con gli anni scorsi: «Quale uguaglianza?», «Quale dignità?», «Quale bellezza?».
Quest’anno: «Quale gioia?». Facciamo notare la forte provocazione contenuta nello slogan: in questi anni è andata crescendo la piaga orribile del femminicidio; è di questi mesi la denuncia di ogni forma di abuso, ultima emergenza dopo quella di ataviche discriminazioni.

«Quale gioia?».

Giornali, social e media alzano la voce della protesta, della denuncia e dell’accusa. E Dio ci scampi dall’ipocrisia. Nella Giornata della donna si terrà in Italia una giornata di sciopero. Noi ci siamo, con la riflessione e la preghiera. L’interrogativo «Quale gioia?» dice la nostra volontà di far pensare; pensare nel nostro cuore, pensare insieme. Si tratta di una presa di coscienza e di un cambiamento di mentalità indispensabile. Noi lo facciamo insieme a tutti, uomini e donne che hanno a cuore la dignità della persona umana, di ogni persona. La nostra preghiera è richiesta di perdono, invocazione di aiuto, lode a Colui che creò l’uomo a sua immagine: «A immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò» (Gn 1,27).

«Quale gioia?».

Anzitutto la gioia della donna: gioia per la sua altissima vocazione; gioia per la sua straordinaria capacità di amare e di essere sorgente inesauribile nel dono di sé; gioia per il suo essere nel grembo ricamatrice di bambini, collaboratrice del Creatore; gioia perché apre la danza nelle lotte di liberazione come Miriam (cfr. Es 15,20) e intona il Magnificat come Maria (cfr. Lc 1,46ss).

«Quale gioia?».

La gioia dell’uomo che alza un grido di stupore dinanzi a colei che gli è stata regalata nel sonno, unica capace di colmare la sua solitudine (cfr. Gn 2,23). Gioia dell’uomo che considera la donna delizia dei suoi occhi (cfr. Ez 24,12) e che per lei lascia padre e madre (cfr. Gn 2,24).

«Quale gioia?».

La gioia di Dio di fronte all’opera delle sue mani e alle opere che la donna compie nella storia dell’umanità, storia di salvezza. La gioia di Dio che viene al mondo attraverso la carne della donna e la canta come sposa, sposa di lui, sposo innamorato. Gioia di Dio che riveste la donna di sole, la corona di stelle e pone la luna sotto i suoi piedi (cfr. Ap 12,1). Dio è pieno di gioia per Maria e in lei per tutte le donne.

Madre Teresa di Calcutta