Omelia nella S.Messa di apertura della Visita Pastorale a Serravalle

Serravalle, 23 ottobre 2017

1Cor 1,1-13
Sal 22
Lc 5,1-11

(da registrazione)

Una cosa la si può dire sottovoce, la si può dire proclamando, la si può dire cantando – cantare significa essere ancora più persuasi. L’abbiamo cantato: «Il Signore è il mio pastore». È proprio lui che ci raduna e che, in questi giorni, fa sentire la sua prossimità a tutti noi. A me darà la forza per – in qualche modo – rappresentarlo; a voi tutto il suo amore. È davvero grande la mia gioia di stare con voi una settimana intera. Ho visto che sono in programma molti pranzi e molte cene; saranno occasioni per conoscervi meglio – anche se, a colpo d’occhio, mi sembra di conoscervi quasi tutti – e per riannodare ancor più fortemente i legami con la Chiesa particolare di San Marino-Montefeltro. Il trattino fra “San Marino” e “Montefeltro” unisce: è una diocesi unica! La visita pastorale sarà anche opportunità per incoraggiare e, se necessario, rinnovare qualcosa. Come vi vede il Vescovo? Che cosa sa di voi?
Il Vescovo sente profondamente vere le parole con cui San Paolo si rivolgeva alla comunità di Corinto, una città che sorgeva in un lembo di terra fra il mare Egeo e il mare Adriatico, su un istmo, città ricca di commerci e di genti di vario tipo; una città molto pagana dove pochi ricchi dominavano e molti servivano ai due porti: uno raccoglieva le navi che venivano da Ovest e uno quelle che venivano da Est.
San Paolo salutava così la comunità: «Voi siete motivo di ringraziamento per la grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù». La prima cosa che mi nasce in cuore vedendovi è il pensare la grazia di Dio che vi è stata data in Gesù in abbondanza. L’onda del Battesimo che scaturisce come da un grembo genera tanti cristiani qui in mezzo a voi. Poi penso ai fiumi di Eucaristia, a tutte le dichiarazioni d’amore in cui il Signore ha detto a ciascuno: «Prendimi, mangiami» (cfr. Mt 26,26). E ancora penso all’effusione dello Spirito Santo che fa di tutti noi dei coraggiosi testimoni del Vangelo. Tutto questo è “grazia di Dio”. Grazia perché dono immeritato, frutto della eccedenza dell’amore del Signore che ci fa suoi figli, fratelli di Cristo, tempio dello Spirito Santo. Il Signore mi ha dato modo, nei tanti incontri avuti con la vostra comunità, di constatare come siete stati arricchiti di tutti i doni: quelli della Parola e quelli della conoscenza. La vostra è una parrocchia che ha dato sempre molta importanza e vigore alla formazione: un robusto impianto di catechesi per l’iniziazione cristiana, ma anche per le altre fasce d’età, perché siamo sempre discepoli, scolari, sempre bisognosi di formazione; offre tutt’ora una diversificata proposta di movimenti e associazioni come Comunione e Liberazione, Azione Cattolica, ecc.
Continua San Paolo: «La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi». Quando si dice Castello di Serravalle non si può non fare riferimento alla sua parrocchia e alle sue istituzioni, soprattutto a favore della gioventù. Penso alla società sportiva Juvenes, al Centro Sociale Sant’Andrea, all’esperienza della Colonia estiva a servizio di tutto il territorio sammarinese, a Chiusi della Verna. La parrocchia è per il Castello di Serravalle un grande punto di riferimento. Lo sanno bene le istituzioni civili, penso ad esempio alla Congregazione, ma la parrocchia è anche un serbatoio di energie, di valori, di persone disponibili per tutta la comunità civile ed educativa. Penso alla parrocchia di Serravalle e ringrazio il Signore per il dono prezioso dei ministri istituiti, dei ministri straordinari della Comunione, dei diaconi (il diacono Massimo è stato ordinato appena una settimana fa). Lodo il Signore per la presenza tra voi della vita consacrata (le Suore Francescane Missionarie d’Assisi) e di tante vocazioni che sono partite da qui anche verso la missione.
A voi che aspettate la manifestazione del Signore – dice San Paolo e io lo dico a voi –: «Egli vi renderà saldi fino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore Gesù Cristo». Il Signore vi dà grandi motivi di speranza, vi tiene sul palmo della sua mano: non potete andare tanto lontano. Basta siate perseveranti. La vostra comunità, infatti, è fondata sulla roccia della Parola di Dio. Nei momenti in cui dovesse esserci burrasca domandatevi: per chi siamo riuniti? Per chi stiamo vivendo? Perché il nostro impegno e la nostra fatica? Per chi se non per lui, il Signore! Alla fine resterà soltanto lui, al di là delle nostre opere, e resterà l’amore con il quale abbiamo cercato di fare tutto. Di momenti difficili ne avete superati tanti. Lo scorso anno, ad esempio, l’avvicendamento del parroco. Don Peppino ha lasciato dopo oltre 60 anni di servizio ed è subentrato don Simone, sacerdote giovane e preparato. L’uno e l’altro presenza di Gesù Pastore, l’uno e l’altro con caratteristiche diverse. «Chi ascolta voi, ascolta me», dice il Signore. State certi dell’amore di don Peppino, che non vi dimentica; l’ho visto quando vi guarda dal balconcino della sua casa di Galazzano e prega per voi, e state certi dell’amore e dell’abnegazione di don Simone che dà il meglio di sé.
Dopo l’elogio che Paolo ha indirizzato alla chiesa di Corinto, senza smentirsi, guarda con realismo le problematiche di quella comunità. Si tratta delle divisioni che serpeggiano tra i fratelli: «Vi esorto ad essere tutti unanimi nel parlare perché non vi siano divisioni tra voi». L’unità: per questo la Chiesa è immagine della Trinità sulla terra. Dovremmo, con la cura nelle nostre relazioni, assomigliare alla Trinità. L’unità è un dono che viene dall’alto ed è un compito da costruire giorno per giorno, insieme, con le nostre forze, i nostri slanci, la nostra umiltà e le nostre correzioni fraterne. L’unità è indispensabile per meritare la presenza di Gesù. Il Vangelo dice: «Dove due o più sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20). Notate: non dice “dove due o più santi”. La santità semmai viene dopo. Dove due o più sono uniti, questo sì. L’unità è segno profetico per il mondo d’oggi e testimonianza. Allora prima di parlare, prima di agire, prima di organizzare dovremmo domandarci: siamo uniti? C’è la carità tra noi? Pietro, scrivendo ai suoi cristiani, diceva: «Ante omnia, caritatem habentes», prima di tutto vi sia la carità. Un’ascesi.
Nel Vangelo, udiamo l’invito di Gesù a Simone: «Prendi il largo». Ma come – dice Simone. Abbiamo pescato tutta la notte senza prendere nulla. «Prendi il largo». Ecco una parrocchia in vista della missione. Il mare che ci sta di fronte è grande e ci sentiamo piccoli, chiusi in un piccolo vascello. Ma, se avremo l’audacia dei pescatori di Galilea e getteremo le reti sulla parola di Gesù, saremo anche noi come quei pescatori pieni di stupore, di gratitudine e di gioia.