Messaggio ai fedeli sull’immigrazione

Messaggio per i miei fratelli e le mie sorelle della diocesi di San Marino-Montefeltro
Non buonismo, ma buona politica.
Siamo di fronte ad una sofferenza che non lascia nessuno indifferente. Un’onda umana dal continente africano arriva sulle nostre strade, non solo dall’Africa, ma anche dai Paesi tormentati dell’Asia Minore: tutto il bacino del Mediterraneo vive una tragica instabilità. Un avvenimento epocale, inarrestabile almeno nell’immediato; un fenomeno collegato con la crisi di sistemi politici e con squilibri dell’economia mondiale.
Ho ascoltato le considerazioni di quanti si dichiarano contrari alle iniziative di accoglienza dei profughi. Temono per la sicurezza dei cittadini; pensano che un’accoglienza imprudente lasci irrisolti – o aggravi – problemi di casa nostra; denunciano le speculazioni di chi vuol trarre profitto dalla situazione; suppongono che la nostra gente non sia capace di affrontare la sfida anche culturale che da alcuni viene avvertita come un’invasione; propongono la rimozione delle cause di questi esodi con un impegno pianificato di aiuti sul posto.
Tutte difficoltà reali. È indubbio che l’immigrazione va ordinata. Non ho trovato nello sguardo degli amici che hanno queste posizioni né razzismo, né intolleranza e tuttavia mi rivolgo a loro e a tutti i miei fratelli di fede con l’invito a prendere in considerazione progetti e programmi di accoglienza.
Non è buonismo, ma desiderio di buona politica. La Dottrina Sociale della Chiesa e l’insegnamento quotidiano di Papa Francesco orientano i cristiani verso il miglioramento delle relazioni internazionali, la cultura dell’inclusione e dell’incontro, secondo una chiara prospettiva di fratellanza universale. Sono nodi del nostro tempo che ci chiamano ad una responsabilità più grande perché si realizzi un mondo più unito.
La “compassione” insegnata da Gesù, a cui faccio riferimento, non è un vago sentimento, ma la partecipazione al dramma che vivono i fratelli (ogni uomo è mio fratello!), quel dramma che stanno subendo tante persone che per vivere hanno lasciato la propria terra, sfidando il deserto, il rischio del mare… e lo hanno fatto con grappoli di bambini in seno.
In concreto. Mi rivolgo ai fedeli adulti e soprattutto ai giovani della mia Chiesa diocesana, invitandoli a fare un passo dal profondo del cuore verso l’altro.
I fedeli conoscono la condizione pellegrinante dell’essere cristiano, la spiritualità dell’esodo e dell’esilio e, soprattutto, quella Parola che ogni volta fa trasalire: “Ero forestiero e mi avete ospitato”. L’accoglienza si deve tradurre, innanzitutto, nel sostegno al lavoro delle istituzioni e dei mediatori culturali per favorire l’incontro, in un clima di benevolenza e di coinvolgimento degli ospiti ai momenti significativi delle nostre comunità, con l’organizzazione di momenti di studio e di lavoro socialmente utile, affinché il loro soggiorno diventi una vera opportunità anche per la nostra Comunità.
Mi rivolgo alle autorità civili delle nostre valli per assicurare tutto il mio appoggio alle loro iniziative, auspicando una sistemazione oculata delle persone sul territorio insieme alla garanzia di sicurezza e di rispetto.
A tutti dico: facciamo memoria della nostra tradizione di ospitalità e di equilibrio, attitudini vissute in circostanze altrettanto drammatiche. Non dimentichiamo che anche il nostro popolo ha conosciuto il fenomeno della emigrazione in terre lontane per cercare lavoro e libertà.
In qualcuno dei nostri Comuni, dopo iniziali timori, si è potuta constatare la positività dell’esperienza di accoglienza e la ricchezza umana degli ospiti (per lo più giovani). Se avessimo la possibilità di conoscere qualcuna di quelle persone, la paura, comprensibile per ciò che è nuovo e inatteso, si tradurrebbe in curiosità e la curiosità in amicizia.
Nella Repubblica di San Marino le Autorità stanno affrontando il problema conformemente alla legislazione e alla particolare collocazione dell’antica repubblica tra le nazioni.
È noto quanto la Caritas della nostra Chiesa diocesana sta facendo e continuerà a fare.
L’esperienza ci dice che quello che accade può diventare un’occasione positiva, basta solo aprire il cuore e la ragione e le soluzioni si trovano.
Tutti uniti nella vicendevole stima
+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro

Solennità del Corpus Domini a San Marino

C’è un popolo che esce festante per le vie della città. Porta con solennità un Pane. Per la fede in Colui che in quel pane è presente canta la sua gioia al “Dio con noi”, come Davide davanti all’Arca dice: “Davanti a Jahvè io danzo”!
Ma qualcuno potrebbe paragonare la processione al cammino delle tribù di Israele attorno alle mura di Gerico: fu per conquistare quella città.
In verità, questo popolo che esce con il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia è mosso da una sincera e profonda “cortesia”: vuole col suo passaggio benedire la città, le sue istituzioni, le sue attività. Portare il Corpo di Cristo tra le case è un “dire bene” della vita, della famiglia, del lavoro, della scuola, della relazione, ecc.
Non è di questo popolo la strategia della fuga dalla città e tanto meno la strategia dell’aggressione. Semmai, la sua strategia è quella della presenza per collaborare, costruire, migliorare, ricominciare, se è necessario.
È festa della Visitazione: Dio visita il suo popolo.
Sì, percorriamo la città per aiutarci a cogliere tutta la dimensione pubblica e sociale della nostra fede e per aiutarci a stabilire rapporti tra la nostra fede ed i problemi dei fratelli e del mondo. Ciò esige per noi di rivedere il nostro rapporto col mondo, rapporto che oggi non può che essere un rapporto missionario: di una missionarietà soave e forte insieme, soave nella bontà del dialogo, rispettosa e amante delle persone; forte nella consapevolezza dell’identità del dono a noi fatto e della coerenza necessaria per custodirlo, difenderlo e diffonderlo.
Dio ci benedica.

Proiezione video del musical The Divine Nativity

THE DIVINE NATIVITY è ispirato all’omonimo musical interamente ideato e composto da padre Elia Joseph Cirigliano, monaco benedettino, nonché raffinato compositore formatosi alla prestigiosa scuola di Broadway, che lo scorso ottobre ha lasciato la parrocchia sammarinese di Serravalle, di cui è stato viceparroco per due anni, per iniziare una fondazione monastica nella Pieve romanica di San Giovanni Battista, a Carpegna.
Un moderno concerto di Natale unico nel suo genere che coniuga la prosa alle inconfondibili suggestioni della tradizione lirica e al dinamismo prorompente di Broadway. In Pieve si sono esibiti l’orchestra del Distretto della Musica Valmarecchia, la Corale di San Marino – diretta dal Maestro Fausto Giacomini – e quattro solisti di caratura internazionale. Direttore Anacleto Gambarara.
Una possibilità di rivedere il bellissimo concerto del 5 gennaio svolto nella Basilica del Santo di San Marino per chi era presente e un’opportunità di vederlo per chi non era riuscito ad esserci.
Nella serata sarà possibile ordinare copia del video.

Comunicato stampa GMG diocesana

Sabato 16 maggio si terrà il Convegno dei giovani delle parrocchie, dei movimenti, degli scout, dell’Azione Cattolica della diocesi di San Marino-Montefeltro.
Sono previsti 500 partecipanti che porteranno, insieme all’entusiasmo, esperienze, voci e pensieri sul loro cammino in questo anno. Invaderanno Novafeltria a partire dalle ore 16 con la loro vivacità, ma anche con la loro capacità di riflessione e di preghiera (la Messa sarà celebrata dal Vescovo sulla piazza alle ore 18.45). Il tema è quello indicato da papa Francesco in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù del prossimo anno a Cracovia (Polonia): “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”.
La novità che caratterizza il Convegno quest’anno è la presenza di una trentina di giovani che porteranno la testimonianza della loro ricerca vocazionale o della loro scelta di vita religiosa, sacerdotale, missionaria.
Si tratta di giovani di San Marino-Montefeltro e di giovani che in questa terra vivono l’esperienza della “consacrazione”. Prima di confluire nella manifestazione si incontreranno tra loro per conoscersi, vivere qualche ora insieme e per incontrare a Novafeltria gruppi di studenti dell’Istituto “Tonino Guerra”, gli ammalati dell’ospedale “Sacra Famiglia” e gli ospiti della casa per gli anziani. I cittadini di Novafeltria li vedranno per le vie e le piazze ed avranno modo di salutarli e di intrattenersi con loro. Una opportunità davvero unica!
Per l’occasione verrà consegnata ai giovani una insigne reliquia di San Giovanni Paolo II, donata dall’Arcivescovo di Cracovia, già suo segretario personale, il Cardinale Stanislaw Dziwisz.

Ufficio comunicazioni sociali
Diocesi di San Marino-Montefeltro

“I fatti e i giorni” dall’1 al 7 marzo 2015

Carità senza confini!
Non è solo il nome di una associazione apprezzatissima, ma uno straordinario progetto di vita. Allora dobbiamo uscire da questa sala un po’ diversi da come siamo entrati. Abbiamo tutto il pomeriggio e la serata per fare tanti atti d’amore concreti. Cominciamo subito. Siamo tutti protagonisti. Tutti responsabili. Tornando a casa dovremmo chiederci: “Ho amato senza confini? Ho accolto l’altro senza confini? Ho goduto dell’accoglienza altrui?”. Se rispondiamo “sì”, ecco un bozzetto di nuova umanità. Lancio uno slogan. Vi sembrerà quello dell’impiegato ad un ufficio pubblico, ma noi lo prendiamo per il verso giusto. “Avanti il prossimo”. Cioè, avanti tu che sei accanto, che sei mio fratello, che sei il mio prossimo.
 

Amore, ma anche giudizio sui fatti di società.
“Questa economia uccide”. Sono colpito dalle parole di Papa Francesco. Parole forti, accompagnate da segni chiari di scelte e di legami con i più poveri e i più bisognosi, che coinvolgono le Istituzioni della Chiesa, i singoli e le varie comunità ecclesiali. Sono segni che interpellano tutti. Più volte papa Francesco ci ha chiamati a non voltare lo sguardo davanti alle sofferenze dei nostri fratelli e delle nostre sorelle in umanità, e di avere il coraggio di toccare la carne sofferente di Cristo che si rende visibile attraverso i volti innumerevoli di coloro che Egli stesso chiama “questi miei fratelli più piccoli” (Mt 25,40). Così il Signore in un altro passo: «Che nessuno di questi piccoli vada perduto» (cfr. Mt 18,14). E il libro delle Lamentazioni così riporta: «I bambini chiedevano pane e non c’era chi lo spezzasse loro» (Lam 4,4).
Sono vescovo della Chiesa “cattolica”, cioè universale. Condivido, nel rispetto di ciascuno, quanto è motivo di gioia: il Vangelo di Gesù. È uno degli obiettivi del nostro essere legati: “Perché tutti gli uomini siano una sola famiglia”, uniti dal rispetto e dall’amore reciproco. La fraternità che sperimentiamo nella fratellanza – e questa è una esperienza che qui in San Marino viviamo concretamente nell’incontro con gli ambasciatori accreditati presso la nostra Repubblica – ci porta a conoscere le piaghe e i doni della nostra umanità. Forse per questo, le parole del Papa e l’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa sono come un pane che non può mancare sul nostro tavolo. Così mi scriveva mio fratello missionario in Congo, padre Silvio: “Abbiamo visto lo sfruttamento delle terre e delle ricchezze minerarie, ma soprattutto la sofferenza di intere popolazioni, legate alle guerre per il controllo e spesso al saccheggio delle ricchezze, con la complicità di capi locali. Abbiamo sentito la vergogna per la conduzione del commercio internazionale dove vige la legge del più forte, del traffico – sempre in aumento – delle armi, la chiusura di mercati locali per l’arrivo delle «eccedenze»  alimentari occidentali”. Il discorso sulla situazione alimentare nel pianeta ci riporta all’evento a cui ci stiamo preparando: “ Expo 2015”. Per questo Expo 2015 può essere un momento di confronto globale e non deve essere una vetrina gastronomica o un grandioso luna park! Dovrebbe darci l’opportunità di riflettere sulla situazione della nostra comune umanità, di rivedere con coraggio i nostri stili di vita, di eliminare lo spreco, del cibo in particolare.
La campagna promossa dalla Caritas Internationalis ci propone: “Una sola famiglia, cibo per tutti”. Il diritto al cibo, lo speriamo entri nella nostra Costituzione. E non solo. Ricordo il martellare di Giovanni Paolo II: “Tutti responsabili di tutti”. I principi sono chiari ma dobbiamo ammettere una certa insignificanza davanti alle scelte di tanti governanti e delle Istituzioni internazionali.
Siamo sollecitati a chiederci: che cosa fare? Nel messaggio della Giornata mondiale della pace 2015, papa Francesco ha invitato a camminare verso la “globalizzazione della fraternità”. Così scriveva alludendo alle varie schiavitù di oggi, compresa quella della mancanza di cibo per tanta gente. Dobbiamo riconoscere che siamo di fronte ad un fenomeno mondiale che supera la competenza di una sola comunità o nazione. Per sconfiggerlo occorre una mobilitazione di dimensioni comparabili a quelle del fenomeno stesso. Per questo motivo lancio un pressante appello a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, di non rendersi complici, di non voltare lo sguardo davanti alle sofferenze dei loro fratelli e sorelle in umanità.
San Marino non comincia da zero. Accanto a Carità senza confini ci sono altre realtà, realtà popolari e comunitarie che indicano percorsi di maturazione di coscienza, esperienze, proposte che vanno oltre la nostra Repubblica. Penso in particolare a: “Noi per..”, gli Amici di padre Marcellino, l’associazione Papa Giovanni xxiii, la Caritas  diocesana, la rete per la Colletta alimentare e farmaceutica, la presenza coordinatrice del nostro Centro Missionario. Oggi, non solo la crisi dell’economia, ma fatti angosciosi di guerra, crollo di ideologie e di antiche tradizioni  ci spingono a ricercare valori comuni per affrontare il futuro dell’umanità nelle varie dimensioni. La chiusura è morte.
Bello, anche se poco conosciuto è il documento del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace (2011) per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale. La realizzazione è compito delle generazioni presenti, cioè di tutti noi.
Sono necessarie e urgenti politiche vincolanti alla realizzazione del bene comune a livello locale e mondiale. È questa un’indicazione forte che stimola la maturazione delle coscienze e aiuta la consapevolezza delle crescenti responsabilità. Le nuove tecnologie di comunicazione, nella misura in cui sono ricche di umanità, rappresentano un’occasione unica per abbattere distanze e creare aggregazioni.
Per chi ha avuto la gioia dell’incontro con Gesù, fratello, crocifisso e risorto, lo Spirito di Pentecoste è un lancio verso tutta l’umanità. Nutrito dal Suo pane, egli è chiamato ad uscire da un mondo chiuso e ad accogliere la compagnia di coloro che condividono il pane con lui, ad essere “inzuppato” di Cristo e a diventare insieme pane spezzato per tutti. È questo il motivo più forte della nostra speranza. L’onda di grazia che scaturisce dal Pane spezzato e dal Sangue versato continua ad inondare tutta l’umanità. Dio è signore della vita e della storia. Allora: “Avanti… il prossimo”!

“I fatti e i giorni” dal 15 al 21 febbraio 2015

È un’esigenza avvertita da tanti: approfondire le ragioni della fede.
Ci si sente interpellati dalle sfide della modernità e dai nuovi orizzonti del sapere.
In diocesi ci sono istituzioni, luoghi ed iniziative che possono soddisfare questa esigenza, ma hanno, per lo più, un carattere di occasionalità. Si richiede che i percorsi biblici e teologici siano sistematici e completi. L’esigenza è segnalata soprattutto dai laici in ragione del loro quotidiano misurarsi col mondo e per il loro impegno nell’evangelizzazione e nel servizio all’interno della comunità cristiana.
Per il “nuovo assetto” ecclesiale è indispensabile un laicato responsabile e preparato.
A Rimini, Pesaro e Arezzo – le città a noi più vicine – esiste l’Istituto Superiore di Scienze Religiose. È bene prendere in considerazione l’eventuale decisione di iscriversi ai corsi ai quali è annesso il riconoscimento accademico di Laurea in Scienze Religiose. Tuttavia, a motivo dell’oggettiva difficoltà della frequenza per molti, si è vista l’opportunità di aprire in centro diocesi – a Pennabilli – corsi di Teologia. Il primo passo è stato fatto dalle monache agostiniane che hanno ottenuto dall’ISSR di Rimini e di Arezzo l’aiuto necessario e poi si sono rese disponibili ad allargare l’offerta formativa.
Ho colto subito, con entusiasmo, questa opportunità ed estendo l’invito a tutti.
 
+ Andrea Turazzi
 

Comunicato stampa per l’uccisione dei cristiani in Libia

Abbiamo appreso con dolore la notizia dei cristiani copti uccisi in Libia dai fanatici islamici dell’ISIS. Sono stati uccisi proprio perché cristiani, non possiamo restare in silenzio. Facciamo nostre le parole di Papa Francesco che così li ha ricordati: «Oggi ho potuto leggere dell’esecuzione di quei ventuno cristiani copti. Dicevano solamente: “Gesù aiutami!”. Sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani. … Il sangue dei nostri fratelli cristiani è una testimonianza che grida. Siano cattolici, ortodossi, copti, luterani non importa: sono cristiani! E il sangue è lo stesso. Il sangue confessa Cristo. Ricordando questi fratelli che sono morti per il solo fatto di confessare Cristo, chiedo di incoraggiarci l’un l’altro ad andare avanti con questo ecumenismo, che ci sta dando forza, l’ecumenismo del sangue. I martiri sono di tutti i cristiani».
Nella preghiera di tutti noi chiediamo al Signore di accogliere questi nostri fratelli nel Suo Regno, di aiutare le loro famiglie, di dare a noi la forza di testimoniare senza paura la nostra fede, certi che il loro sacrificio consapevole e la loro morte, invocando il nome del Signore Gesù, portino frutti di pace e di amore in quelle terre bagnate dall’odio, nei vari luoghi ove la guerra sembra essere l’unica via per risolvere i conflitti, in tutti i posti dove la fede cristiana vissuta è causa di discriminazione e persecuzione. Semen est sanguis Christianorum.
L’amore, più forte dell’odio, sia il sostegno e la testimonianza per tutti noi.
Con l’unanime protesta chiedo si innalzino preghiere. Inoltre, dispongo che domenica prossima, Prima Domenica di Quaresima, in una chiesa per ogni vicariato si organizzi una veglia: a Talamello (vicariato della Val Marecchia), nella chiesa di Murata (vicariato di San Marino), a Ponte Cappuccini (vicariato della Val Foglia-Val Conca).
Con la mia benedizione

 + Andrea Turazzi

“I fatti e i giorni” dal 18 al 24 gennaio 2015

Settimana dal 18 al 24 gennaio 2015

Viabilità e progresso
Ritorna la proposta di un ampio raccordo dall’autostrada A14 all’Alta Val Marecchia

È un sogno. Lo voglio raccontare. Ma quando sono in tanti a sognare quel sogno diventa realtà. Se il lettore riuscirà ad arrivare in fondo a questo scritto può darsi dia ragione a chi scrive. Può darsi pure che trovi le argomentazioni ovvie, come la scoperta dell’uovo di Colombo.
Dell’argomento che ci si accinge a trattare si è occupata, in passato, anche la grande politica. Ma nulla si è concluso. E noi continuiamo a sognare.
Si sta scrivendo di un possibile tracciato stradale che colleghi il Montefeltro con l’autostrada A14, a Rimini Nord, un grande raccordo fino all’Alta Val Marecchia e oltre (Sansepolcro).
Prevengo l’obiezione: “La Val Marecchia va sempre più impoverendosi e spopolandosi, perché dotarla di una Superstrada?” Quando una zona non è collegata si impoverisce di servizi, raffredda le iniziative, blocca le sue potenzialità e viene tagliata fuori. Metti una strada se vuoi un nuovo sviluppo.
Un raccordo siffatto costituirebbe la spina dorsale sulla quale potrebbe innervarsi una nuova viabilità che promuoverebbe attività culturali, turistiche, produttive, ecc. Finalmente città e borghi, mare e montagna, Italia e San Marino, potrebbero trovarsi facilitati nell’incontro, nello scambio e nel reciproco vantaggio.
Tocca ai tecnici studiare la realizzazione, ai politici valutare scelte e possibilità e ai cittadini sognare e proporre progetti. Il fiume Marecchia, con le sue sponde ampie, sembra invitare all’intervento; un intervento che, all’occhio del profano, non pare ciclopico; seguendo il fiume la via è tracciata. Centri e borghi della Val Marecchia e delle Valli attorno verrebbero finalmente valorizzati e restituiti alla loro vocazione.
Consideriamo, per cominciare, le attività produttive. Le attuali strade tortuose che scendono verso Rimini costituiscono una permanente difficoltà per i trasporti. Quante volte con la nostra utilitaria abbiamo patito dietro autocarri costretti alla lentezza da una viabilità tutta curve e – sia consentita la critica – tutta buche, e con scarsa segnaletica orizzontale. A chi verrebbe in mente di investire e di aprire nuove attività in luoghi così poco raggiungibili?
La strada attuale con le sue curiose contorsioni raggiunge piccoli centri ed ha il vantaggio – si dice – di attraversare piazze, agganciare il piccolo commercio e favorire i negozi di paese, ma, per un grande progetto come questo, occorre andare oltre le logiche particolaristiche e gli interessi locali.
Ci sono prodotti nell’agroalimentare, ad esempio, che costituiscono il vanto di queste terre, e prodotti di nicchia che potrebbero trovare più vasto mercato. Altri prodotti, da fuori, potrebbero essere più facilmente disponibili. Il tutto con risparmio e riduzione di costi.
Un’altra considerazione si potrebbe fare per quanto riguarda il patrimonio culturale ed il turismo in genere. La “grande bellezza” qui è spesso racchiusa in un piccolo scrigno: una pieve o un borgo medioevale ancora intatto, dove puoi ammirare una maiolica, un affresco, un crocifisso giottesco. “Grande bellezza” è il paesaggio quasi incontaminato con i suoi sentieri, la sua flora e la sua ricchezza faunistica. Per valorizzare occorre mettersi nella rete, non solo quella virtuale, ma quella della strada che corre spedita e fa di tanti punti di bellezza una costellazione.
Particolarmente sentito e attuale è il problema del servizio sanitario. C’è ancora qualche carta da giocare per la valorizzazione dell’ospedale “Sacra Famiglia” di Novafeltria, l’unico per un vastissimo territorio. La legge italiana prevede attenzione per “le zone disagiate”, ma, anche nella più rosea previsione, Novafeltria non potrà disporre di attrezzature, risorse e personale specialistici. Una strada veloce consentirebbe di raggiungere ospedali più attrezzati con minore rischio. In ogni caso si potrebbe ipotizzare una diversa organizzazione.
Ci sono poi altre considerazioni: quella pastorale che interessa molta parte della collettività e quella educativa-scolastica che riguarda tutti. Il nuovo assetto organizzativo della vita religiosa prevede una diversa distribuzione del personale religioso, un diverso impianto catechistico e dei servizi religiosi in genere.
L’eventuale accorpamento delle scuole sarà più facilmente realizzabile e le scuole superiori potranno contare su un più ampio bacino d’utenza. In tempi di spending review, anche solo immaginare una grande opera come questa, sembra una follia. È necessaria la scesa in campo lungimirante e convinta dei nostri politici. Una scelta coraggiosa vedrà premiata la vocazione agricola di questo territorio: ritorno dei giovani al podere dei nonni, pieno recupero di ampie zone, scommessa sulla ricchezza della terra e degli allevamenti. E perché no? Potenziamento di aziende familiari e a più ampia partecipazione.
Agricoltura, Turismo, Cultura, un patrimonio da far fruttare, ma… su una grande via di comunicazione. Il Montefeltro se lo merita. Non è campanilismo: a guadagnarci saranno in tanti, a partire dalle regioni attorno.

“I fatti e i giorni” dal 4 all’11 gennaio 2015

Settimana dal 4 all’11 gennaio 2015

“Fervet opus”

“Fervet opus”. Sono le parole con le quali il profeta Virgilio descrive il fervore dell’alveare. Non c’è metafora più azzeccata per raccontare la vivacità della diocesi nelle sue molteplici espressioni. La comunità è stata travolta dall’onda natalizia dell’amore misericordioso di Dio.
Tante le iniziative: momenti di preghiera, concerti, recite, presepi, presepi viventi, scambi di auguri, incontri…
L’anno liturgico, prima col tempo dell’Avvento e poi con quello del Natale, ha dato modo di rivivere un incontro ravvicinato con Cristo. Il clima natalizio ha contagiato città e borghi, ha riproposto i grandi temi della fede cristiana che – nonostante tutto – palpita ancora sotto strati di polvere e di ceneri, ha sottratto all’oblio tradizioni cariche di contenuti.
La notte di Natale è stata vissuta da qualcuno come la notte del censimento, come Maria e Giuseppe “scesi nelle proprie città per farsi registrare”. Ed è stato un ritorno alle proprie radici, un sentirsi a casa propria. Qualche altro si è ritrovato di fronte al “colpo di scena” di un Dio che “stanco” di millenari discorsi su di lui (dall’antica sapienza alla astrologia, dalla filosofia alla poesia) finalmente si fa vedere col volto di un bambino adagiato in una mangiatoia.
Per tutti è stato un ritrovarsi nuovamente davanti ad un mistero che stupisce, sorprende, incanta, converte, conquista.
Adesso si ritorna nel “tempo ordinario”. Sbaglia chi lo considera di basso profilo liturgico-spirituale. In realtà, il tempo ordinario è preziosissimo: educa a vivere in modo straordinario il quotidiano; insegna a dare solidità alla fede. Gesù ha trascorso quasi interamente la sua vita ordinaria a Nazaret: trent’anni su trentatrè!
Di solito la si chiama “vita nascosta”. In realtà Nazaret rappresenta la clamorosa manifestazione dello stile di Dio: annuncio del Regno già presente fra noi, prossimità “domestica” del Figlio di Dio, missione redentrice in atto. E questo è molto più che un tempo di preparazione per il Messia o del prologo al Vangelo: è rivelazione!
Realtà stupende! Ma noi siamo in cammino. Veniamo da una settimana tremenda.
La strage jihadista al giornale satirico Charlie Hebdo, a Parigi, ha causato 12 vittime e tanto smarrimento e insicurezza. Il tutto è accaduto in una modalità e con una efferatezza da farci sentire in trincea. Ma non possiamo permetterci di perdere la speranza. L’Islam inautentico dei terroristi vuole lo scontro tra “in-civiltà”. L’assassinio si accompagna non alla presenza, ma all’assenza di Dio, anzi alla sua negazione. L’intenzione è evidente: porre nel cuore dell’Europa la violenza senza legge. Ma l’Europa ha da mostrare che la speranza del mondo è l’integrazione. La sua missione è ricomporre i pezzi in un quadro di pace per tutti i popoli e tra tutti i popoli; nel rispetto reciproco tra religioni, culture, civilizzazioni.
È questa l’Europa che vogliamo. Il mondo che vogliamo.
Ci uniamo a quanti chiedono una esplicita e convincente condanna del terrorismo dal parte del mondo islamico, ma chiediamo anche rispetto per la fede di tutti e il rifiuto di ogni derisione.
Ma il sole sorge ancora sull’umanità.

“I fatti e i giorni” dal 14 al 20 dicembre 2014

Settimana dal 14 al 20 dicembre 2014

Auguri!

Ecco il mio augurio di Natale: che possiamo avere la fortuna di incontrare il Signore Gesù: per qualcuno la sorpresa, per altri l’atteso, per tutti il festeggiato. Auguro di trovare tempi e silenzi per sostare nei luoghi del Natale: la strada, la capanna, Nazaret.

La strada. Nei presepi le strade disegnano una rete tra casa e casa, tra le case e la capanna. La strada è metafora dell’incontro. Fare strada significa camminare gli uni verso gli altri nella verità e nell’amicizia. C’è sicuramente da superare qualche ostacolo, da equipaggiare la pazienza, da riprendersi dalla stanchezza e rialzarci dalle cadute. Impariamo da Gesù, Dio fattosi “estasi” per incontrare l’uomo: uscito da sé, dal suo divino splendore per farsi bambino e darci modo di offrire il meglio di noi stessi amandolo e coprendolo di baci e, a sua volta, offrirci il suo Vangelo.

La capanna. Dice l’angelo: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2,12). Ci sono ancora tanti bambini che nascono in luoghi di fortuna, nella povertà, senza il necessario per crescere e la capanna è una denuncia. Ma non basta, occorre passare all’impegno: irrobustire i propositi di solidarietà, prendere parte attiva a progetti efficaci e intelligenti per il bene comune.

Nazaret. E’ il piccolo villaggio dove Gesù cresce accompagnato dalla premura di Giuseppe e di Maria, al calore del loro affetto. Nazaret è “la famiglia”. Stando tra la nostra gente sento quanto ancora sia radicato il senso della famiglia. Ma vedo all’orizzonte ombre minacciose che ne mettono in discussione i fondamenti. Denuncio gli stili di vita che dissuadono i giovani dal proporsi ideali e le politiche poco attente alle famiglie. A Nazaret si impara ad amare, ad accogliere le differenze, a trasmettere i valori per la vita.

Natale: strada, capanna, Nazaret. Ancora auguri!

+ Andrea Turazzi, vescovo