La sfida della Famiglia nell’Europa di oggi

S.E. Alexey Y. Komov, MBA

Alexey-Komov-MBA
Ambasciatore del World Congress of Families* presso le Nazioni Unite (vedi sotto).
Responsabile per le Relazioni Internazionali della Commissione Patriarcale per la
Famiglia della Chiesa Ortodossa Russa.
Direttore Internazionale dei Programmi della Fondazione Caritativa “San Basilio il
Grande” Mosca.

Per aggiornamenti: www.worldcongress.org

UnoDiNoi. LA VERGOGNA DELLA DECISIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA

Una conferma del deficit di democrazia di Istituzioni governate da burocrati e lobby

 

La Commissione europea ha risposto alle istanze che quasi due milioni di cittadini hanno rivolto alle Istituzioni comunitarie sul riconoscimento dell’essere umano concepito e non nato come soggetto di diritti.

«L’hanno fatto confermando quel deficit di democrazia che rappresenta il problema più grave che affligge la Ue e che pone a rischio il futuro del grande sogno europeo» commenta Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita e del disciolto Comitato italiano per UnoDiNoi. «Hanno ignorato una volontà popolare diffusa che avrebbe meritato ben altra attenzione ed almeno un serio dibattito nelle aule dell’Europarlamento che fino a prova contraria è l’unica istituzione eletta dal popolo.

«I burocrati hanno sfoggiato la migliore saccenza di cui sono capaci negando che altri oltre loro stessi siano in grado di decidere su una questione che, comunque la si guardi, è derimente del livello di umanità della società che si vorrebbe costruire.

«L’hanno fatto nel modo più subdolo aspettando il vuoto di potere democratico con il Parlamento sciolto e non ancora ricostituito e dribblando le elezioni che avrebbero potuto essere segnate dalla giusta indignazione popolare.

«L’hanno fatto senza il coraggio di entrare nella sostanza delle richieste presentate, affermando attraverso argomentazioni non vere che l’Europa già difende la vita ed i diritti di tutti i suoi figli. Si sono così sottratti al confronto sulla domanda fondamentale: l’embrione è o non è uno di noi?

«Ma quei burocrati e le lobby che li sostengono non si illudano di aver messo definitivamente in cantina la questione» conclude Casini. L’esperienza di UnoDiNoi ha già partorito un’associazione sovrannazionale che ereditandone il nome, riunisce tutte le associazioni pro life dei 28 Paesi europei e che col nuovo Parlamento riprenderà le fila della mobilitazione per i diritti umani e per la loro estensione a tutti gli esseri umani senza eccezioni e condizioni».

Omelia alle esequie di Luca Fantini

Chiesa di Serravalle, maggio 2014

Lam 3, 17-26

Sal 129

Gv 14, 1-6

Cari fratelli, care sorelle,

queste parole prese dal libro delle Lamentazioni sembrano scritte proprio per noi: «Il ricordo del mio vagare e della mia miseria è come assenzio e veleno. Ben se ne ricorda la mia anima» (Lam 3,19).

Sulla rupe di Pennabilli c’è una pianta di assenzio. Ho provato a stringerne tra le dita alcune foglioline; ho portato alla bocca le dita: l’assenzio è amarissimo!

«E’ scomparsa la mia gioia, la speranza che mi veniva dal Signore» (Lam 3,18).

Il dolore va rispettato. Non giovano le frasi fatte. Sono di troppo anche le parole. E dal dolore non si scappa. Hai due possibilità: vivere il dolore con Gesù o viverlo senza. La vita può essere interpretata come vagabondaggio o come pellegrinaggio. La differenza sta nella meta. Vagabondo è chi non ha meta, pellegrino chi ha meta. La scelta della famiglia di Luca di celebrare qui, nella chiesa parrocchiale, l’ultimo saluto è una conferma che abbiamo scelto di essere pellegrini: abbiamo una meta. Le parole di Gesù lo dicono esplicitamente: “Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto vi prenderò con me (Gv 14, 2-3).

Negli anni del seminario – permettete questo ricordo – a ciascuno di noi studenti, veniva assegnato un posto: un posto in cappella, in refettorio, a scuola, in studio e persino nella fila. Gli educatori, di tanto in tanto, cambiavano il posto: era sempre un avvenimento con sorprese. L’unica eccezione era prevista per il sabato sera, quando nel teatro, si assisteva alla proiezione del film. Non c’erano posti assegnati. Erano liberi. Ricordo la gioia quando qualcuno dei compagni mi teneva il posto. Mi capitava di sentire: «E’ occupato per Turazzi!» (si usava chiamare col cognome). E’ ormai un lontano ricordo, ma mi serve per descrivere l’effetto che provo nel rileggere le parole rassicuranti di Gesù: Nella casa del Padre mio vi sono molti posti… vado a prepararvi un posto… Ce n’è uno che Gesù riserva anche per Luca: «Occupato per Luca»!

Una terribile disgrazia l’ha portato via lasciando tra noi un vuoto incolmabile. Anche al tempo di Gesù vi fu una disgrazia (cfr. Lc 13, 1-5): diciotto galilei furono coinvolti nel crollo di una torre a Siloe. Il fatto venne riferito a Gesù, con il tono della provocazione: di chi la colpa? Gesù smascherò la duplice insidia: il giudizio su quei diciotto, il giudizio su Dio che ha permesso la disgrazia. Né l’una né l’altra interpretazione era giusta secondo Gesù. «Credete che quei 18 fossero i più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No…» e Gesù continuò con un forte invito alla conversione. Viene in mente un passaggio di un celebre romanzo: «Quando senti i rintocchi di una campana a morto, non chiederti per chi suona la campana. Suona per te!»

Preghiamo per Luca.

Preghiamo perché il mistero della sua morte non sia inutile.

Lo uniamo al sacrificio di Gesù morto ancora giovane sulla croce per la nostra redenzione. Lo facciamo nostro condividendo il dolore dei suoi cari e accettando di bere qualche goccia almeno di questo calice amaro. Lo sentiamo come appello che invita a considerare il grande valore della vita e la preziosità della giovinezza. Un appello rivolto specialmente ai giovani qui presenti.

«Questo intendo richiamare alla mia mente; e per questo voglio riprendere speranza. Le misericordie del Signore non sono finite, non è esaurita la nostra compassione, esse sono rinnovate ogni mattina» (Lam 3, 21-23).

 

Periodico Montefeltro Maggio 2014

Gita a Spello

Quinta Domenica di Pasqua Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

17 maggio 2014

Chiesa di Murata
GMG diocesana

At 6, 1-7
Sal 32
1 Pt 2, 4-9
Gv 14, 1-12

«Dove sono io, siate anche voi» (cfr. Gv 14, 3).

«Signore, mostrami il tuo volto». Cari ragazzi, a chi non è venuto in mente di rivolgere questa domanda? Ogni giovane, credente e non, cerca quel volto e lo pensa come luogo della sua salvezza: «Illustra faciem tuam, et salvi erimus»! (Sal 80). Quel volto darebbe senso alla vita, slancio ai percorsi, forza ai progetti più arditi. Filippo, l’apostolo, ha lasciato tutto per seguire Gesù, il Gesù che ora sembra incamminato verso una grande sconfitta…per questo chiede: «Signore, mostraci il Padre e ci basta» (cfr. Gv 14,8).
La domanda di Filippo ricorda quella di Mosè. Anche Mosè ha intrapreso un cammino rischioso e discusso dai suoi stessi compagni di viaggio. A Mosè Dio dice: «Tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo. Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere» (cfr. Es 33, 20-33). Invece a Filippo viene data una risposta. Gesù dice che è giunto il momento in cui il volto di Dio può essere visto: «Guarda me! Chi vede me, vede il Padre». Il volto di Gesù di Nazaret, volto del figlio del falegname, del figlio di Maria, è volto di Dio. Per vedere Dio non c’è altra strada che seguire Gesù, il Cristo. Ma è soprattutto ai piedi della croce che i discepoli contempleranno il loro Signore: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (cfr. Zac 12,10).
«Perché – si chiedeva un grande maestro spirituale (San Giovanni della Croce) – un tempo Dio si manifestava con visioni e sogni ed ora non più?». Rispondeva così: «In Gesù crocifisso e risorto Dio ha detto tutto. Non c’è altro da aggiungere». Inchiodato sulla croce Gesù ha mostrato tutto l’amore di Dio. Gesù crocifisso e risorto è la via per andare a Dio.
E’ inutile sprecare energie pensando di farcela da soli. Il Padre ci viene incontro, viene fino a noi, donandoci il suo Figlio. Ci sono momenti di prova. Mi rivolgo specialmente a chi, in questo momento, è in un periodo di crisi, di difficoltà, di ricerca. Mi rivolgo a chi si trova ad una svolta importante, a chi soffre di nostalgia e ha bisogno di quel “volto” per avanzare.
Gesù dice: «Dove sono io, siate anche voi». E’ come se dicesse: mettiti con me! Io non ti tolgo nulla, ti do tutto… non aver paura.
Dove sei Signore? Dove ti nascondi? Gesù risponde: «A chi mi ama, mi manifesterò». Come amarti se non ti vedo? Sentite:
«Avevo fame e mi hai dato da mangiare; avevo sete e mi hai dato da bere; ero forestiero e mi hai accolto, ero ammalato e mi hai curato…» (cfr. Mt 25,35). Ecco dove sei Signore, ecco dov’è la tua carne.

C’è una beatitudine che sintetizza e riassume le altre nove: «Beato, se metterai in pratica…» (cfr. Gv 13, 17), cioè se amerai concretamente – passi l’espressione – se amerai “con i muscoli”! Con i muscoli dell’anima: è la progressione interiore; con i muscoli del corpo: nel servizio; con i muscoli della mente: l’esercizio della dimenticanza di sé (mettere l’altro davanti a sé). Cari ragazzi, Francesco d’Assisi, pregava così: «Maestro, fa’ ch’io non cerchi tanto di essere consolato, quanto di consolare; di essere compreso, quanto di comprendere; di essere amato, quanto di amare».
«A chi mi ama, mi manifesterò». Permettete una metafora un po’ sbarazzina: «Pedala! La dinamo farà luce». Più ami, più vedrai!
Vale anche per chi fa fatica a credere, per chi è in ricerca… come l’apostolo Tommaso.
Riprendiamo la domanda: «Dove sei Signore?»…
Oggi c’è la tendenza ad esibire tutto, c’è la pretesa di una trasparenza totale in politica, nella finanza, perfino nella famiglia, nella coppia. La riservatezza viene giudicata con sospetto. Nell’era di Facebook e dei social network il confine tra vita privata e vita pubblica è diventato esile, perfino inesistente… La prepotenza delle immagini e dei suoni fanno dell’anima un mercato!
C’è posto per un piccolo angolo di giardino segreto dove poter prendersi cura dell’anima? Il giardino segreto è la sede dei pensieri più intimi, dei desideri profondi, dei sogni più coraggiosi. E’ qualcosa di vitale! La custodia di questo giardino è indispensabile per la nostra vita. E’ una sorgente viva che domanda d’essere alimentata. I sentimenti, la natura, le letture, la contemplazione, nutrono e vivificano l’interiorità. Anche le prove… configurano i confini di questo spazio interiore, condizione di un dialogo profondo con Dio nella preghiera. Non è intimismo, ma la responsabilità per la nostra vita interiore. La gioia che si espande da questo giardino è, per gli altri, il segno che è accaduto un incontro. Cari ragazzi, vi faccio due proposte: sceglietevi una guida spirituale che vi ascolti, vi aiuti a mettere in ordine i pensieri, vi incoraggi nel cammino di fede. L’altra proposta è la seguente: dedicate ogni giorno dieci minuti alla lettura del Vangelo. Lasciate inzuppare la vostra giornata dalle parole di Gesù.
Nelle prime pagine della Bibbia, si legge che Dio, sul far della sera, scende nel giardino a cercare Adamo ed Eva ed è lui che fa la domanda all’uomo: «Dove sei?». Il fruscio delle pagine sfogliate è il rumore dei passi di Dio nel nostro giardino segreto.
«Dove sei tu, Signore, ci sono anch’io».

 

Il ritorno di Pio VII

Concerto di Musica Sacra in onore del Vescovo

Nel suono della Parola

Concerto di Musica Sacra della Corale di San Marino in onore del Vescovo della Diocesi di San Marino – Montefeltro S.E. Mons. Andrea Turazzi
Si terrà Sabato 10 Maggio alle ore 21,15 presso la Basilica del Santo in Città l’atteso concerto di Musica Sacra a cura della Corale di San Marino.
Diretta dal Maestro Fausto Giacomini, con Lorena Chiarelli nelle vesti di soprano solista e accompagnata dall’orchesta d’Archi “ I cameristi di San Marino “ , la Corale sammarinese proporrà un repertorio di grande atmosfera e suggestione imperniato su brani di celeberrimi autori tra i quali Wolfang Amadeus Mozart, Johann Ernst Eberlin, Georg Friedrich Handel, Francesco e Quirino Gasparini.
L’evento, che verrà dedicato al Vescovo della Diocesi di San Marino Montefeltro, S.E. Mons. Andrea Turazzi, sarà occasione per ascoltare ancora una volta il rinomato sodalizio musicale sammarinese prima della pausa estiva.
Nella serata verrà inoltre effettuata una raccolta fondi in favore delle Monache dell’Adorazione Eucaristica di Pietrarubbia.
Ingresso libero.

«STO LAT» Veglia per San Giovanni Paolo II

BUON COMPLEANNO, SAN GIOVANNI PAOLO II

Domenica 18 maggio a Rimini, serata di canti popolari polacchi e italiani con una testimonianza dell’arcivescovo Mons. Luigi Negri e il coro Amarcanto

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S’intitola «Sto lat», che in polacco significa «Cent’anni» (Cent’anni possa tu vivere per noi, una canzone di buon compleanno) la serata organizzata dalla Fondazione internazionale Giovanni Paolo II per il Magistero sociale della Chiesa, con il coro Amarcanto. Verranno ricordate le udienze e i numerosi incontri di compleanno e di «complemese» del papa con gruppi di giovani, passati a cantare canti popolari polacchi e italiani (fra cui «Romagna mia» che a Wojtyla piaceva molto). Ci sarà una testimonianza dell’arcivescovo di Ferrara-Comacchio Mons. Luigi Negri, che era tra i protagonisti di quegli incontri. Il coro, accompagnato da alcuni musicisti, eseguirà e farà cantare i brani in lingua insegnando i semplici ritornelli, coinvolgendo così il pubblico. Una serata di denso significato umano e cristiano, puntellata dalla lettura di alcuni brani dei discorsi che il Santo (canonizzato lo scorso 27 aprile) teneva a braccio, fra un canto e l’altro, nel dialogo coi giovani.

Appuntamento domenica 18 maggio, data del compleanno di Karol Wojtyla (1920-2005), alle 21.15 nella chiesa di Santa Maria Annunziata Nuova di Scolca, via

Agli studenti, agli insegnanti e ai genitori che partecipano all’incontro con papa Francesco

Carissime, carissimi,

siete in partenza per incontrare papa Francesco, un punto di riferimento per tanti, giovani e adulti, credenti e non credenti. Sarà una coloratissima festa nella quale incontrerete tanti amici per dire che “siamo tutti per la scuola e la scuola è per tutti”. Portate con voi idealmente gli amici e i colleghi che non possono essere presenti. E auguro che sappiate riportare a casa una carica di speranza e di entusiasmo.
A volte, con troppa superficialità, si delega l’impegno educativo alla scuola senza rendersi conto che la scuola ha bisogno della simpatia e della partecipazione di tutti nel rispetto dei ruoli di ciascuno. Talvolta è stata la scuola a presumere di poter fare da sola riuscendo perfino a fare soggezione.
Consentitemi di confidarvi la scuola che vorrei. Riassumo con cinque parole.
 
Accoglienza.
Vorrei una scuola in cui ci sente accolti per quello che si è e in cui si impara ad accogliere gli altri; un luogo nel quale ognuno si senta valorizzato come “persona”, al di là delle performance, dove non si conta per i voti, ma per quello che si è.
 
Incontro.
Sogno una scuola capace di mettere in luce le risorse di ciascuno e di riconoscere e di rispettare i diritti dei più deboli; un luogo dove si valorizzano le diversità. Una esperienza nella quale si prova lo stupore e l’incanto della bellezza, perfino da una formula di matematica come nei versi di una lirica o nei colori di un’opera d’arte.
Come la scintilla che brilla nell’incontro di due pietre così la verità si manifesta sullo sfondo di un incontro.
 
Scoperta.
Auspico una scuola in cui si scoprano i propri talenti e la ricchezza racchiusa in ogni cuore e in ogni intelligenza; uno spazio educativo dove la luce e il clima che si respira fa sbocciare e dischiudere i germi presenti in ogni persona.
 
Impegno.
Immagino che ognuno vada a scuola consapevole di fare una scelta libera di impegno nella convinzione che il sacrificio è un investimento per il futuro. Le materie si chiamano anche discipline perché esigono impegno e rigore. In tempi in cui i saperi cambiano e si evolvono al ritmo della velocità della luce, si fa attenzione non solo ai contenuti e ai percorsi didattici delle singole materie, ma ad affrontare le sfide della vita, alla capacità di riflessione, al pensiero critico.
 
Cittadinanza.
Auguro alla scuola di essere un luogo in cui si impara a diventare cittadini, ad approfondire le ragioni della convivenza e la convivenza delle ragioni; dunque una scuola inclusiva, laboratorio di reciprocità. Una scuola dove si imparte l’educazione al bene comune senza tralasciare percorsi educativi sull’affettività e sull’interiorità.
Chi è cristiano sta volentieri nella scuola come lievito nella pasta e sa testimoniare le ragioni della sua fede.
 
Cari amici, mi rendo conto che, in questo periodo della vita scolastica nel quale studenti, insegnanti e genitori hanno i nervi a fior di pelle per le imminenti scadenze di fine anno, i pensieri che ho formulato possono sembrare piuttosto “ideali”. Ma è il momento giusto perché ognuno scopra le sue carte per fare più bella la scuola.
Buon viaggio a chi va e a tutti l’augurio di una esperienza scolastica sempre migliore.
 
Con simpatia
il vostro vescovo
+ Andrea