Omelia XIV domenica del Tempo Ordinario

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

La Verna, 9 luglio 2017

Campo adulti Azione Cattolica

Mt 11,25-30

(da registrazione)

Il Vangelo registra un’esplosione di gioia di Gesù. La redazione dell’evangelista Luca è più esplicita, perché dice che Gesù «esultò di gioia nello Spirito Santo ed esclamò: “Ti rendo lode…”» (Lc 10,21).
Gesù ha vissuto altri momenti di gioia; ad esempio alle nozze di Cana a cui partecipa per far festa con gli sposi, e addirittura trasforma l’acqua in un vino migliore del precedente, oppure quando Maria di Magdala rompe davanti a lui il vaso di profumo che si effonde per tutta la casa e ne gioisce, a dispetto del brontolio di Giuda.
Nel brano odierno la gioia di Gesù viene motivata da un fatto che l’ha commosso. Gesù ha appena svelato i segreti del Regno e ha visto che molti che hanno la presunzione di essere dotti nelle Scritture non riescono a capirli, mentre «i piccoli», i semplici, ne colgono il significato. Ritorna alla mente il brano dell’Antico Testamento in cui Nabucodonosor ebbe una visione che nessuno a corte è in grado di interpretare, tranne il piccolo Daniele. La conoscenza del Signore, dunque, non è appannaggio delle persone superdotate intellettualmente, non proviene da raffinati corsi di filosofia, ma è per tutti. Non che Gesù disprezzi la cultura, lo studio, il sapere; anzi, da bambino interrogava e rispondeva ai dottori del tempio di Gerusalemme e tutti erano ammirati dalla sua sapienza. Gesù vuol dirci che c’è una conoscenza che viene dal mettersi, come lui che è figlio – che è, quindi, «un piccolo» –, nella relazione col Padre. Nell’esperienza della relazione col Padre si trova il sapere che dà sapore.
La conclusione è: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi» (Mt 11,28). Noi, di solito, intendiamo «stanchi e oppressi» per i fatti della vita, ma, in questo contesto, gli stanchi e gli oppressi erano quelli che giacevano sotto il peso della legge, di una selva sterminata di prescrizioni che si dovevano osservare; quasi tutte giustissime, ma che non erano capite nella giusta prospettiva. Gesù afferma che tutta la legislazione e tutto il sapere dell’Antico Testamento può essere un gravame.
In realtà, nel testo c’è anche una sottile vena polemica. Infatti, il Vangelo di Matteo è stato scritto pensando soprattutto agli Ebrei, quindi per i cristiani provenienti da un giudaismo da cui devono imparare difendersi.
Le più belle melodie sono leggibili e cantabili soltanto se ci si mette nella prospettiva di Gesù, nell’esperienza di una vita filiale. «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Consideriamo questo Vangelo anche nella prospettiva dell’Inno alla carità (cfr. 1Cor 13) che abbiamo meditato questa mattina. Se possedessimo tutte le scienze e conoscessimo tutte le lingue, ma non avessimo la carità, cioè non avessimo un legame filiale con il Signore, cioè non accogliessimo il suo amore, non saremmo nulla; anche se compissimo opere strepitose, guarigioni, o sapessimo darci alle fiamme del martirio, ma non avessimo in noi l’amore, non saremmo nulla.

Omelia XIII domenica del Tempo Ordinario

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

Romagnano, 1 luglio 2017

Pellegrinaggio marina dei “primi cinque sabati del mese”

Mt 10,37-42

(da registrazione)

Proseguiamo nella pratica dei “primi cinque sabati del mese”. La Madonna, attraverso questa sequenza di cinque sabati, vuole stringerci sempre più forte a Gesù.
Ringrazio don Ezio Ostolani e i fedeli di Romagnano che ci hanno ospitato. Essere qui stasera è una grazia. Come abbiamo cantato nel Salmo 88, siamo qui per «cantare per sempre l’amore del Signore». La nostra vita ha come scopo la dossologia, cioè la lode e il ringraziamento. Così riportava il Catechismo: «Dio ci ha creati per amarlo, servirlo, lodarlo in questa vita e per goderlo nel Paradiso». Questo è il principio e il fondamento di tutta la vita cristiana: essere per la lode di Dio. Si diventa “voce” di tutte le creature che lodano il Signore.
Apriamo il Vangelo. Questa sera, in realtà, il Vangelo “apre” noi, perché ci inquieta. Quando ci si raduna per la lettura del Vangelo, se si esce un po’ turbati e scossi vuol dire che la Parola di Dio ha raggiunto il bersaglio. Quando invece si esce dalla porta della chiesa senza un interrogativo, senza una perplessità, senza un dubbio, vuol dire che la Parola di Dio è spiovuta su di noi, ma è scivolata via. Abbiamo bisogno che il Vangelo ci scuota con la sua forza dirompente.
Nel Vangelo di questa domenica incontriamo dieci frasi introdotte da un “chi”, pronome relativo. «Chi ama padre o madre, chi ama figlio o figlia…» (Mt 10,37).  Si possono dividere in due gruppi. I primi cinque “chi” riguardano le condizioni richieste a chi è discepolo di Gesù. Vuoi essere discepolo di Gesù? Sappi che è una cosa seria. Anche se si è deciso da tempo di esserlo, nel percorso arriva sempre un momento in cui Gesù ci provoca a fare un passo; qualche volta arriva a chiedere anche l’eroismo.
Personalmente, mi sento di affrontare i cinque “chi” che sono le condizioni per essere veri discepoli di Gesù soltanto nella preghiera. Quello che chiede il Signore è molto impegnativo. Egli non vuole dei discepoli “con riserva”, dei discepoli “part-time”. Egli non vuole molto da me, vuole tutto. Magari ho un cuore piccolo, una mente piccola, non importa; Gesù vuole semplicemente tutto. Almeno come tensione, come desiderio. Si sa che scivoliamo tanto facilmente nelle nostre fragilità.
Passo alla seconda sequenza di “chi”. Siamo alla fine del cap. 10 di Matteo, il capitolo dedicato agli araldi del Vangelo. Gesù dedica le ultime battute a far sì che sappiamo essere accoglienti con chi viene ad annunciarci il Vangelo. Chi è il messaggero del Vangelo? Sicuramente il nostro parroco, quando passa di casa in casa a benedire le famiglie, o quando viene a far visita ad un ammalato, oppure quando viene a portare la Santa Comunione, il primo venerdì del mese… E poi, chi ci annuncia il Vangelo? La persona che mi porta una testimonianza, la persona che, vedendo in me un fratello o una sorella, mi accoglie. Il secondo grappolo di frasi introdotte dal “chi” riguarda questa capacità: la generosità di saper accogliere i messaggeri del Vangelo.
Nell’Antico Testamento abbiamo sentito parlare della donna Sunammita, una donna illustre e facoltosa, che accolse il profeta Eliseo e venne ricompensata. In quel caso la ricompensa fu che ebbe la possibilità di concepire un figlio, ma sono tante altre le ricompense che il Signore può dare, inimmaginabili. Ad un sacerdote il Signore dona una paternità grande, vera, non simbolica, ed anche a chi è vicino ai sacerdoti. Penso alla mia famiglia che inizialmente era molto chiusa e, quando a mio fratello sacerdote è partito missionario, si è allargata e ha adottato persone che mai avremmo potuto immaginare di conoscere.
C’è una frase che appartiene al primo grappolo di “chi” che merita una spiegazione in più.
«Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me» (Mt 10,38). Cosa vuol dire prendere la propria croce? Sono stati spesi fiumi di inchiostro su questa frase originalissima. Nessuno osò parlare di croce prima di Gesù. Erode aveva abolito la crocifissione per l’eccessiva crudeltà; poi suo figlio la reintrodusse e toccò a Gesù.
Quando Gesù parla di «prendere la croce» non intende martirizzare i suoi discepoli, anzi, li vuole felici. Gesù vuol dirci che la croce è un segno di vittoria. «Prendere la croce» significa credere che l’amore vince, che si trova la vita donandola, che quando si spende la vita per gli altri, per la famiglia, per la diocesi, la si salva. Il Signore dice ad ognuno di noi: «Prendi la croce, non aver paura, è un segno di vittoria. Io ne ho portato il peso, a te do il gusto di sapere qual è il suo vero significato». Così sia.

Omelia XII domenica del Tempo Ordinario

Montefiorentino, 24 giugno 2017

Incontro conclusivo gruppo “giovani sposi” Carpegna

Mt 10,26-33

(da registrazione)

1. Una premessa: questa domenica e la prossima ci troviamo nella parte finale del capitolo 10 del Vangelo di Matteo. Esso contiene tutti i detti che Gesù ha indirizzato agli apostoli in quanto suoi messaggeri. È il discorso missionario di Gesù che, in primis, riguarda i sacerdoti.

2. «Non temete». Nella sintassi greca si tratta di un imperativo aoristo, tempo che non esiste nella lingua italiana. Gesù lo usa ben tre volte. «Non temete» si dovrebbe tradurre: «Mi raccomando, che non incominciaste ad avere paura!».
L’imperativo aoristo è rafforzativo – si può tradurre con «mi raccomando» –  ma implica anche un continuarsi nel tempo. Questa raccomandazione che Gesù fa ai suoi messaggeri che manda nel mondo è in previsione delle difficoltà che incontreranno. Egli sa che li attenderà la persecuzione.
Poi, Gesù dice: «Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati». Dio si prende cura dei suoi messaggeri e di ciascuno di noi in virtù, per esempio, del sacramento del Matrimonio. Quando ci si sposa si riceve una missione: si viene invitati ad essere fondatori di una piccola Chiesa.  Dovremmo studiare più profondamente i documenti della Chiesa sul Matrimonio. L’Esortazione Apostolica post-sinodale di Papa Francesco, Amoris Laetitia, e il dibattito nato intorno ad essa, sono un grande dono, perché ci hanno permesso di scoprire la bellezza del Matrimonio ed aspetti del sacramento che prima non venivano considerati.
Dunque, Gesù invita anche gli sposi a non avere paura, a non temere le difficoltà che verranno.

3. «Due passeri non si vendono forse per un soldo?». «Per un soldo» letteralmente sarebbe «per un asse», la moneta più piccola che c’era al tempo di Gesù. «Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro». La traduzione qui non è perfetta. Infatti, potremmo dire “come mai, se i capelli del nostro capo sono tutti contati, se un passerotto che nidifica sotto il tetto davanti a Dio è prezioso, se la nostra vita e la nostra persona sono preziose davanti a Dio, cadono bambini che hanno appena iniziato a spiccare il volo, accade ancora la guerra, etc.?
Siamo un po’ condizionati dal proverbio che dice: «Non cade foglia che Dio non voglia». Invece, la traduzione corretta delle parole di Gesù è: «Eppure, nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il Padre». Il Padre c’è sempre. Questo Vangelo è scritto proprio per me che ho paura, per me che ho tante zone della vita che sono sotto la paura, perché io mi renda conto che tutta la mia vita è protetta. Non ci sono fasi della vita che non siano protette, perché il Signore decide di farmi da nido con la sua mano e tutto quello che mi capita non è senza di lui. C’è lui! Perché non interviene? La storia, la natura, hanno il loro corso, la nostra vita comincia e si spegne, ma c’è lui. Siamo qui stasera perché Gesù vuol dirci questa cosa: «Non avere paura! Guai a te se hai paura! Allora non credi che Dio è nostro padre? Ricorda, lui ti fa da nido. Se tu patisci lui patisce con te, se tu soffri lui soffre con te». Gesù lo dice tre volte e lo dice con l’imperativo aoristo. Grazie Signore!
Infine Gesù aggiunge: «Se proprio vuoi avere paura, abbi paura solo di chi ti manda in rovina il cuore».

San Marino e la Spagna

San Marino e la Spagna, si apre un grande spazio di cultura comune.

Firmato a Roma il Protocollo fra l’Istituto Cervantes e la Fondazione Paneuropea.

Nella mattinata di lunedì 19 giugno, neo salone dell’Ambasciata di San Marino presso la Repubblica italiana in Roma, alla presenza di S.E. l’Ambasciatrice Daniela Rotondaro, il dott. Sergio Rodriguez Lopez-Ros, Direttore del Centro dell’Istituto Cervantes di Roma (sede competente per il territorio d’Italia e San Marino), e il prof. Adolfo Morganti, a nome della Fondazione Paneuropea Sammarinese. hanno sottoscritto ufficialmente un Protocollo di Intesa che apre le porte ad un vasto spazio di collaborazioni ed iniziative fra le Istituzioni culturali, formative ed accademiche dei due Paesi.
L’Istituto Cervantes, Ente pubblico della Corona di Spagna, è l’organizzazione internazionale che da più di 25 anni promuove ovunque nel mondo la miglior conoscenza della grande cultura delle Spagne, assieme allo studio della lingua spagnola ad ogni livello, dall’amatoriale al professionale; una lingua, ricordiamo, sempre più diffusa, e che da molti anni è diventata la più parlata al mondo dopo l’inglese.
La Fondazione Paneuropea Sammarinese, da parte sua, opera costantemente per favorire la miglior conoscenza dell’Europa unita, delle sue Istituzioni e delle grandi Culture che la compongono all’interno della Repubblica di San Marino, e nello stesso tempo promuove una adeguata conoscenza della Repubblica di San Marino, della sua storia ed identità, negli altri Paesi europei, sia dentro che fuori dall’UE, anche per mezzo della sua Università d’Estate, che inaugurerà il proprio 22° Corso annuale il prossimo 21 luglio.
Il Protocollo sottoscritto ufficialmente fra le due Parti apre alla Repubblica di San Marino inedite possibilità di formazione: dall’inserimento effettivo dell’insegnamento dello spagnolo nelle nostre Scuole, come già previsto dall’Offerta Formativa, all’apertura in San Marino di corsi di lingua per adulti, alla possibilità di accedere ai Corsi per traduttori ed interpreti, con titolo di Studio riconosciuto ufficialmente dal Governo di Spagna. Oltre a ciò apre alle attività dell’Istituto Cervantes gli spazi dell’ospitalità sammarinese per Convegni, Seminari internazionali di formazione ed aggiornamento per Insegnanti, progetti bilaterali di ricerca di livello universitario e postuniversitario.
La Fondazione Paneuropea Sammarinese è quindi lieta di offrire alla Cittadinanza queste inedite possibilità, e ringrazia l’ex Segretario di Stato per la P.I., Cultura ed Università, Giuseppe M. Morganti, per aver creduto e dato impulso alla necessaria trattativa bilaterale che dopo alcuni mesi di lavoro ha condotto alla stesura del testo condiviso del Protocollo sottoscritto a Roma. Un fatto concreto che risponde in modo positivo e propositivo alle difficoltà che la Repubblica oggi vive.

San Marino, 20 maggio 2017
Il Movimento Paneuropeo Sammarinese

Giornate di riflessione e di preghiera per la politica

Economia ed etica: come superare le logiche dell’esclusione e dell’inequità

Anche quest’anno la diocesi di San Marino-Montefeltro ricorda la figura di San Tommaso Moro, grande statista e santo, proponendo alcuni momenti di riflessione e di preghiera che coinvolgono tutti e specialmente chi è impegnato in politica, con un pensiero rivolto alle nuove generazioni per incoraggiarle al servizio per il bene comune.
Ogni anno la diocesi propone l’approfondimento di un tema particolare: negli anni scorsi la politica come servizio, la dignità inalienabile della coscienza e le ragioni dell’impegno in politica. Quest’anno al centro della riflessione vi sarà il rapporto tra economia ed etica. In questi anni di crisi finanziaria ed economica è stata trascurata l’analisi dell’origine del fenomeno: una profonda crisi antropologica che nega il primato dell’essere umano, riducendo l’uomo solo al suo bisogno di consumo. L’esclusione e l’inequità generati da questa visione dell’economia hanno sviluppato una globalizzazione dell’indifferenza che rende incapaci di compassione e rifiuta l’etica che relativizza il denaro.
Papa Francesco descrive severamente questa economia e i suoi effetti: “Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione. Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre la fame. Questo è inequità.” (EG n.53).

Il programma delle giornate prevede:

  • venerdì 9 giugno alle ore 21 presso la sala Montelupo a Domagnano una conferenza sul tema “Economia ed etica: come superare le logiche dell’esclusione e dell’inequità”. Sarà relatrice Sr. Alessandra Smerilli, docente di economia presso la Pontificia facoltà di scienze dell’educazione Auxilium e l’Università Lumsa e Segretario del comitato scientifico delle Settimane sociali dei cattolici;
  • sabato 17 giugno alle ore 20.30 presso il campo sportivo dell’Oratorio Don Bosco di Murata una partita amichevole di calcio tra una rappresentanza dei sacerdoti e una degli impegnati in politica di San Marino e del Montefeltro, per testimoniare l’amicizia e la vicinanza della comunità diocesana;
  • domenica 18 giugno tutte le comunità parrocchiali della diocesi saranno invitate a ricordare nella preghiera i politici ed amministratori;
  • giovedì 22 giugno alle ore 21 presso il Santuario della Madonna della Consolazione di Borgo Maggiore, nell’ambito del Giubileo parrocchiale, si celebrerà il Giubileo dei Politici, un momento di preghiera aperto a tutti con un particolare invito agli impegnati in politica.Commissione per la Pastorale Sociale e del Lavoro
    Diocesi San Marino – Montefeltro

“Custodire la bellezza”

Si svolgerà a San Leo, nell’intera giornata del 16 giugno 2017, l’importante Convegno dal titolo “Custodire la Bellezza”, promosso dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose “A. Marvelli” delle Diocesi di Rimini e di San Marino – Montefeltro. L’iniziativa avrà luogo presso il Palazzo Mediceo, nella perla d’arte e cultura del Montefeltro e si propone di approfondire alcune questioni cruciali inerenti alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali ecclesiastici, nel più ampio confronto pubblico di natura sia interdisciplinare sia istituzionale.

Come sappiamo, la preziosa ricchezza del nostro Paese consiste nella multiforme diffusione e stratificazione di un patrimonio storico artistico che non ha eguali al mondo. Una ricchezza frutto di una profonda e feconda relazione intercorsa per secoli tra Chiesa, società e cultura, che ha permesso la realizzazione di una straordinaria quantità e qualità di opere d’arte e di beni (quali chiese, santuari, abbazie, complessi monastici, musei, archivi, biblioteche …) in grado di configurarsi come “museo diffuso”, una vera e propria “via della Bellezza” che innerva l’intero territorio nazionale e locale. Tuttavia, sempre più di frequente questo patrimonio viene trascurato o abbandonato a un crescente degrado, nonostante la rapida e progressiva crescita del turismo culturale e religioso a livello nazionale e internazionale.

L’intento del Convegno, struttorato in tre sessioni di lavoro, affidate ad autorevoli studiosi, con il coinvolgimento di diversi referenti istituzionali, è quello di ricostruire un rapporto vivo e vitale con i beni culturali ecclesiali, sollecitando un radicale ripensamento del legame tra arte, cultura e sviluppo, mediante lo studio, la ricerca, l’innovazione, ma anche l’occupazione sociale. Ciò impone un rinnovato confronto tra le diverse realtà coinvolte in questo processo: le diocesi che dispongono di questo cospicuo patrimonio di arte sacra; l’ambito della ricerca culturale e della formazione scientifica e professionale; le sovraintendenze e le istituzioni politiche che dovrebbero presiedere alla tutela e alla valorizzazione di questi beni sul territorio.

Scarica il programma

Gli occhi degli altri

Il Vescovo di fronte al doppio suicidio che ha colpito la comunità diocesana

Grande mistero il cuore umano. Nessuno può conoscerlo fino in fondo e tanto meno può formulare giudizi. Solo Dio penetra profondità e percorsi dell’anima. Ci sono precipizi nei quali il pensiero e la coscienza, a volte, si smarriscono.
A noi incombe il dovere della preghiera e della pietà verso chi compie il più grave dei gesti nei confronti di sé e degli altri.
In questa circostanza siamo vicini alle famiglie colpite in modo così drammatico negli affetti. Condividiamo il turbamento di una intera comunità, mentre innalziamo gli occhi a Dio misericordioso.
Sia consentito fare discernimento sul tempo presente. Il valore della vita è riconosciuto da tutti, a parole; in realtà è smentito in mille modi dagli stili di vita spericolati, dalle varie forme di dipendenza, da certe esibizioni dei mass media e soprattutto dal vuoto che prende tanti fino alla disperazione.
Non si torna più indietro quando pensieri di morte si impossessano dell’anima: la vita non è un film. C’è chi ha l’impressione che la vita in quanto tale non trovi senso. Allora diventa difficile sopportare la fatica quotidiana del vivere. Come soccorrere questi vuoti dell’anima, questa ricerca di senso? Anzitutto con l’offerta di una prossimità e di una condivisione di amicizia e di valori. Questa amicizia fa dire di fronte ad ogni persona: «Tu sei prezioso. Dio ti ama immensamente».
A volte non ci accorgiamo della disperazione e della sofferenza di chi ci sta accanto: si guarda in alto, si guarda la punta delle proprie scarpe… Guardando negli occhi dell’altro, del vicino, del compagno, di chiunque egli o ella sia, facciamo il primo passo verso la fraternità.  Essere fratelli significa anche darsi la mano per procedere con meno paura.

+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro

Discorso di saluto ai Giochi dei Piccoli Stati

San Marino, 29 maggio 2017

Mi unisco alla gioia di tutti per questa XVII edizione dei Giochi dei Piccoli Stati, augurando agli atleti e alla gente dello sport un caloroso benvenuto.
Un saluto particolare e un incoraggiamento sincero agli organizzatori, grato per queste ore di passione e di spettacolo di cui tutti godiamo.
Senza distrarre dai “giochi giocati” invito a riflettere un momento sul senso dello sport nella nostra società, quasi un grande “time out” con tutti coloro che seguono e amano lo sport.
Lo sport non si deve “dire”, ma si deve fare… e fare bene. Importante confrontarsi sui dati che riguardano la pratica sportiva, sulla disponibilità di spazi e strutture, sulla accessibilità per tutti. In Repubblica, a quanto mi è dato sapere, c’è sicuramente attenzione e impegno.
È possibile – mi chiedo – sostenere sempre più uno sport che non escluda nessuno perché meno “dotato”?
Solitamente dello sport si evidenzia soprattutto la componente agonistica (che riempie le pagine di giornali e tv), ma c’è tutto un modo di fare sport basato sul piacere dell’esercizio fisico e della pratica collettiva che non porta a risultati eclatanti, ma che non è meno importante. È possibile tenere insieme impegno e divertimento? Agonismo e rispetto per gli avversari? Come tener viva la tensione a superare i limiti e non montarsi la testa?
Auguro, anzitutto, di saper fare lo sport proprio “per sport”, in maniera gratuita, col gusto di mettersi alla prova tenendo il proprio fisico in ordine, cercando di crescere umanamente e non solo a livello muscolare.
Un saluto ed una parola per quanti lavorano dietro le quinte nello sport.
Non sempre si valorizzano tutte le persone – spesso volontari – che contribuiscono alla vita delle società sportive e dei gruppi: genitori che accompagnano le squadre in auto, altri che aiutano gli allenatori, dirigenti, arbitri, magazzinieri… Persone che aiutano i ragazzi a stare bene insieme e danno l’esempio che nello sport c’è posto anche per chi non riesce a “scendere in campo”. Che ogni dirigente ed ogni allenatore siano veri educatori alla lealtà e all’umiltà, formatori di veri atleti per le sfide della vita. Vinca il migliore!

+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro

2° appuntamento con il Ciclo di incontri sulla Dottrina Sociale della Chiesa

L’Istituto Superiore di Scienze Religiose “A. Marvelli” e l’Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di San Marino-Montefeltro sono lieti di invitarVi al ciclo di conferenze pubbliche e Seminari/Laboratori su Crisi della politica e bene comune. Percorsi di Dottrina sociale della Chiesa. I primi due appuntamenti sono previsti per

Venerdì 21 Aprile 2017, alle ore 21
presso il Teatro parrocchiale di Novafeltria

Conferenza

Politiche familiari: sussidiarietà alla prova

Tra responsabilità delle famiglie verso il bene comune
e urgenza di interventi concreti

Relatore

Francesco Belletti
(Direttore del Centro Internazionale Studi Famiglia,
già Presidente nazionale Forum delle Associazioni Famiglie)

Moderatore: Gabriele Raschi
(ISSR “A. Marvelli”)

***

Sabato 22 Aprile 2017, ore 9,30-12
presso le sale parrocchiali di Novafeltria

Seminario/Laboratorio

Generare una nuova politica a partire dalla famiglia
Aspetti culturali, educativi, sociali e morali

Gabriele Raschi (ISSR “A. Marvelli”)

Valter Chiani (ISSR “A. Marvelli”)

Coordinatore: Gian Luigi Giorgetti (Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro –
Diocesi di San Marino-Montefeltro)

Presentazione

L’attuale situazione politica è attraversata ormai da diversi anni da una profonda crisi. Si tratta di problemi e difficoltà in massima parte riconducibili ai grandi mutamenti che hanno interessato, con inarrestabile accelerazione, l’intera società italiana, europea e mondiale. In tale contesto la politica appare sempre più incapace di rispondere alle nuove sfide poste dai processi di mutamento, di elaborare scelte strategiche di ampio respiro fondate su valori condivisi, sulla costruzione del “bene comune” che sappia valorizzare e armonizzare le esigenze individuali (anche di natura identitaria) con quelle collettive.
A seguito dei primi due incontri di apertura sul ruolo dei cattolici nell’attuale contesto politico, i prossimi due incontri (Conferenza di venerdì 21 aprile e Seminario/Laboratorio di sabato 22 aprile) saranno incentrati sulle politiche familiari, questione cruciale e snodo decisivo per l’avvio di una nuova politica e di un rinnovato compito formativo ed educativo, intesi come servizio esigente di carità e giustizia.

Francesco Belletti nato nel 1957, sposato con tre figli, vive e lavora a Milano.
Laureato in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Milano nel 1983, ha lavorato per oltre 15 anni come consulente e ricercatore libero professionista per enti pubblici e privati no profit su tematiche sociali. Dal 1990 collabora con il Cisf (Centro internazionale studi famiglia) di Milano, dapprima come vice-direttore e dal 2000 come direttore (carica che ricopre attualmente). È stato Presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari. È stato docente presso il Corso di laurea in Servizio sociale dell’Università Cattolica di Milano, occupandosi di politiche sociali e familiari e di organizzazione dei servizi sociali. Dall’anno accademico 2010-2011 è docente in corsi – Master di tematiche familiari in diverse università (Un. Regina Apostolorum, Roma, Pont. Un. Santa Croce, Roma, Istituto Giovanni Paolo II, Roma). Dal 2009 è consultore del Pontificio Consiglio per la famiglia. Autore di diversi volumi di ricerca e di articoli, su riviste specialistiche e divulgative: tra i più recenti si segnalano: Ripartire dalla famiglia. Ambito educativo e risorsa sociale (Paoline 2010); I diritti della famiglia. Solo su carta? (Paoline 2013); La famiglia costruisce la società. Un valore “aggiunto” per tutti (San Paolo 2015).

Per partecipare ai Seminari/Laboratori è opportuno segnalare la propria presenza tramite un’iscrizione (gratuita) inviando una mail a segreteria@issrmarvelli.it.

Per maggiori informazioni: www. issrmarvelli.it; tel. 0541-751367.

 

 

 

Messaggio di Pasqua

Buona Pasqua!
Un augurio che rivolgo a tutti. Ricordo in modo particolare le maestranze, gli operai e gli imprenditori che ho incontrato in queste settimane facendo visita a molte aziende del nostro territorio. C’è una ripresa? Non so dire, non ho i dati. Si è parlato di lavoro libero, partecipativo, solidale e creativo. Con un gruppo di operai si è ripresa una metafora sorridente, ma non meno vera di Benigni: “L’anima è rimasta indietro, non le resta che rincorrere il corpo”. Fuori di metafora: riprendiamo in mano il valore e il significato della spiritualità nella nostra vita e nel nostro lavoro. Non preoccupiamoci solo del profitto.
Un augurio calorosissimo ai ragazzi disabili, agli anziani e agli ammalati: a loro dedicherò la prima messa del giorno di Pasqua nell’Ospedale di Novafeltria. Ma saranno tutti presenti nella esperienza sempre sorprendente della preghiera. Ho fatto amicizia con uno sportivo, rimasto tetraplegico a causa di un grave incidente. La sofferenza e la disperazione l’ha portato a pensare e programmare un viaggio in Svizzera per essere aiutato a morire. Ma è stato decisivo per il cambiamento del suo progetto di morte, la riscoperta dell’essere figlio e dell’esser padre. Dunque è la vittoria della relazione sulla morte. Una grande lezione!
Un augurio affettuoso e grato ai miei fratelli sacerdoti. Mi ritengo fortunato a collaborare con loro. In queste settimane hanno visitato tante famiglie per dire “pace”, perché ogni casa sia aperta al sole, agli amici e a Dio! Ecco una parola per loro e per tutti: rimanere saldamente ancorati al Vangelo. Questo il nucleo essenziale: Gesù è risorto! È un fatto, non la rappresentazione di un concetto e neppure un mito per significare un’aspirazione. Come chicco di frumento Cristo è morto nella terra per portare frutti di risurrezione.
Mi ha colpito il titolo di un articolo di un giornale: “Non c’è pace, ma c’è risurrezione”. Realismo da una parte per l’inquietudine di questi giorni; mordente dall’altra per una speranza ben fondata.
Auguri!

+ Andrea Turazzi