Nuovi corsi in partenza all’ISSR “A. Marvelli”

Al via i Per-corsi Aac (Ascolto attivo cercasi): una serie di proposte che sarà possibile frequentare anche in modalità online per arricchire il proprio bagaglio formativo

Scienze bibliche e teologia, ma anche musica sacra, improvvisazione teatrale, arte e architettura.

Sono davvero varie le proposte tematiche e formative previste nell’ambito dei Per-corsi Aac (Ascolto attivo cercasi), promossi dall’Istituto Superiore di Scienze religiose “A. Marvelli” delle Diocesi di Rimini e San Marino-Montefeltro.

I Per-corsi Aac sono pensati per chiunque, credente o meno, si senta interpellato dalle opportunità formative messe in moto dal cammino sinodale della Chiesa. Si possono frequentare in base al proprio specifico interesse, scegliendone uno o più tra quelli proposti, e ci si può iscrivere senza essere necessariamente già studenti/esse dell’Issr.

Ogni corso viene erogato online, ma sono previste alcune lezioni anche in modalità mista (in presenza e online).

Di seguito l’ampia e interessante rosa delle proposte, con un video di presentazione a cura dei docenti di ogni corso:

Percorso di improvvisazione teatrale: 1°Livello

Dal 22 gennaio al 6 maggio 2024 ogni lunedì dalle 20,30 alle 23

Dott. Sergio Sansone

Introduzione ai metodi teologici e alle loro questioni critiche

Dal 23 gennaio al 29 aprile 2024 ogni lunedì dalle 19,15 alle 20,45

Prof. Fabrizio Mandreoli

https://youtu.be/uXUQh9iXF0A

Segni, simboli e architetture delle diverse culture religiose

Dal 12 febbraio al 18 marzo 2024 ogni lunedì dalle 21 alle 22,30

Prof. Auro Panzetta

https://youtu.be/GwynV72H3zY

La sfida di un nuovo Umanesimo nel tempo della complessità

Dal 23 gennaio al 30 aprile 2024 ogni martedì dalle 21 alle 22,30

Prof.ssa Silvia Melandri

https://youtu.be/Gmp9LEisWfU

DABAR, La Parola di Dio che dice e dà. Laboratorio di annuncio della Parola coi metodi attivi

Dal 29 gennaio al 13 maggio 2024 ogni lunedì dalle 18 alle 20

Prof.ssa Claudia Baldassari

https://youtu.be/DNHme9VDLao

Quale teologia per la vita religiosa

Dal 23 gennaio al 23 aprile 2024 ogni martedì dalle 19,15 alle 20,45

Prof. Filippo Gridelli OFM Capp.

https://youtu.be/0RxNERHu804

Musica sacra

Dal 5 febbraio al 6 maggio 2024 ogni lunedì dalle 21 alle 22,30

Prof. Giovanni Cantarini

https://youtu.be/LT_JSZsVvNI

Alle radici della comunità cristiana. Lettura di testi biblici e riflessioni formative

Dal 5 febbraio al 13 maggio 2024 ogni lunedì dalle 19,15 alle 20,45

Prof. Ernesto Borghi

https://youtu.be/tJHnyO8vbLM

In allegato la locandina.

Per maggiori informazioni e per iscriversi è possibile contattare la Segreteria dell’ISSR “A. Marvelli” – Tel: 0541 751367 – email: segreteria@issrmarvelli.it

www.issrmarvelli.it

Omelia nella IV domenica del Tempo Ordinario

Pennabilli (RN), Cappella del Vescovado, 28 gennaio 2024

Dt 18,15-20
Sal 94
1Cor 7,32-35
Mc 1,21-28

L’evangelista Marco ci fa entrare nella giornata tipo di Gesù, le sue “24 ore”, che incominciano con una scelta: entrare in città. La possiamo configurare come “strategia di ingresso”, da contrapporre alla “strategia della fuga” praticata dagli Esseni, comunità di uomini religiosi che hanno abbandonato la città, sono andati nel deserto di Qumran e là hanno organizzato la loro vita in attesa della Gerusalemme celeste. Gesù prende anche la distanza dagli zeloti, un gruppo operativo al tempo di Gesù, che adotta la “strategia della aggressione”: cacciata dei romani occupanti e liberazione della Terra Santa. Ecco, Gesù, invece, entra nella città e condivide la vita di tutti i giorni delle persone del suo tempo. Entra a Cafarnao, in Galilea, la cosiddetta “Galilea delle genti”, territorio abitato da una popolazione meticcia, di razze diverse, di credenti al Dio di Israele e credenti di altre religioni, luogo di confine e di confino. Cafarnao, nella Galilea, è l’agglomerato più consistente della Galilea. Ed è anche la città delle contraddizioni.
Resto sorpreso dalla scelta di Gesù. Ma sono ancora più sorpreso nel vedere che Gesù, nonostante le necessità di questa città, persone da curare, persone da soccorrere, ignoranti da istruire, malati da guarire, va in sinagoga. Mi aspetterei che il Messia, si prodighi da subito a curare ferite, a spezzare catene. Invece va in sinagoga. Si può pensare che sia normale, perché è sabato. Qualcuno dice che va in sinagoga perché sta insegnando il primato della preghiera. Ma forse c’è un altro motivo: Gesù, lo si evince dal racconto, va nella sinagoga perché è il luogo in cui può annidarsi una relazione ferita con Dio, dove ci può essere la divisione, dove può nascondersi il male e quindi c’è la necessità di una purificazione, di una liberazione. E in effetti è così. Gesù entra in sinagoga, dove tutto è tranquillo e in ordine, per favorire la preghiera, per il canto dei salmi, per la riunione, e salta fuori che, proprio lì, si annida il Divisore, il Diavolo. Mi sarei aspettato il primo incontro-scontro di Gesù con il Diavolo in qualche bettola di Cafarnao, oppure fra gli scaricatori del porto, oppure fra i soldati della guarnigione romana o al mercato in mezzo alle chiacchiere della gente. Invece no, in quel luogo così santo, così austero, si nasconde Satana. Quando Gesù entra, Satana non può che esplodere. La voce del Diavolo, cioè del Divisore, viene fuori proprio nella sinagoga, dove era nascosto inosservato. Sinagoga è una parola greca composta: syn, che sta per “con” e il verbo ago, che significa convocare, riunire, condurre. Quindi, la sinagoga dovrebbe essere per definizione il luogo dell’unità, invece lì si insinua la divisione della creatura dal suo Creatore. Che cosa fa Gesù in sinagoga? Gesù insegna e riempie di stupore i suoi ascoltatori. I rabbi, invece, insegnano e magari ricevono pure il battimano della gente, ma poi la gente torna a casa, per i fatti propri. Quando Gesù insegna, succede che si cambia vita (l’abbiamo visto, domenica scorsa, con le due coppie di fratelli chiamati da Gesù sulle rive del lago). Gesù, in sinagoga, denuncia la divisione e appare clamorosamente in quella creatura posseduta da Satana. Lo spirito impuro viene chiamato anche Satana, parola di derivazione ebraica che significa “accusatore”. Lo spirito impuro pronuncia due frasi che sono quasi un insegnamento al rovescio, paradossale. La prima: «Che vuoi da noi? Che c’è tra te e noi? Cosa c’entri con noi?»: desiderio di mantenere una distanza, come a dire «Ognuno stia a casa sua: tu sei il Santo di Dio e noi facciamo i fatti nostri». “Diavolo” – altro nome dato allo spirito impuro – da una parola greca, diabàllo, che significa divisione, rottura. L’altra frase che dice Satana è: «Sei venuto a rovinarci?». La domanda è conforme allo stile del diavolo che, come nel paradiso terrestre, insinua con Eva e Adamo, che Dio è concorrente dell’uomo, tarpa le ali e, con le sue “10 parole”, i comandamenti, impedisce alla nostra personalità di esprimersi, di essere veramente libera. È un inganno. In verità, Dio non rovina: chi segue Gesù ha il centuplo, il centuplo interiore e il centuplo di ciò di cui la sua vita ha bisogno (cfr. Mt 19,29). Ricordate quando Gesù, nelle prime battute nell’Ultima cena, parlando con i discepoli, fa questa domanda: «Da quando voi avete seguito me, vi è forse mancato qualcosa?». E gli rispondono: «Nulla, Signore» (cfr. Lc 22,35). Allora, se questo è rovinare, io dico: «Signore, rovinaci!».
A Gesù basta una parola: «Taci, esci da quell’uomo». C’è uno scossone in quella persona; la parola di Gesù lo rovescia, lo ribalta. Qui si vede l’entrare del Regno di Dio, della Signoria di Dio. Questo è il primo round di un combattimento corpo a corpo nel quale il Messia vince Satana. Chi legge deve pensare: «Non devo avere paura di Satana, perché Gesù l’ha vinto e lo vince, ma soprattutto non devo avere paura a mettermi nelle mani di Gesù, perché lui libera, salva». Questa, in fondo, è una pagina straordinaria di cristologia. C’è un racconto, un fatto di cronaca, un esorcismo, che ha suscitato grande stupore nella città di Cafarnao, però è eminentemente una pagina di cristologia: contiene “un discorso su Gesù”. Quando lui arriva, smaschera la divisione che c’è nel cuore umano, la divisione che l’uomo ha nella relazione con Dio, perché lo teme, ne ha paura. Sarà capitato anche a tanti miei colleghi di sentire persone che dicono: «Padre, è da tanto che non mi confesso, perché ho paura di Dio, ho paura del suo castigo». Ecco, Gesù è venuto per unire, per liberare, per spezzare catene, per smascherare le false immagini di Dio.
Compiuto il prodigio, le persone che sono in sinagoga non possono trattenere il loro stupore: «Ma chi è costui? Non parla come i nostri maestri, dà un insegnamento con autorità». La parola usata è exousia. L’autorità, infatti, può essere intesa in due modi: autorità come autoritarismo e autorità come autorevolezza, l’autorità che fa crescere, che fa sbocciare, che fa “venir fuori” (exousia significa “cavar fuori”). In quell’ossesso Gesù fa venir fuori una persona riscattata e libera: un figlio di Dio. Il Diavolo parla al plurale: «Che c’è fra noi e te, Gesù di Nazaret? Sei venuto a liberarci?». Invece Gesù usa il “tu”. Qualche autore ritiene che probabilmente Satana è entrato nell’ossesso con altri demoni.  Qualche altro dice che – questa forse è l’idea preferibile – parla a nome della sua vittima. Il diavolo è ingiusto aggressore e parla anche a nome dell’aggredito, perché gli toglie la libertà, lo possiede, lo schiavizza; Gesù sa distinguere l’ingiusto aggressore, che è Satana, dall’aggredito.
Invito a pensare, durante la settimana, a quelle zone di noi stessi che hanno bisogno di essere liberate, risanate e ad aprirci a Gesù senza paura, con confidenza, perché lui non cerca altro che la nostra gioia. Potrebbe anche essere formulata così la domanda: «Di che cosa ho paura?». Buon lavoro su noi stessi per migliorare la nostra relazione con Dio.

Grande partecipazione alla Seconda Giornata Eucaristica

Oltre 250 partecipanti, un’ampia relazione biblico-artistica tenuta da suor Maria Gloria Riva sul tema della “benedizione”, 15 gruppi sinodali a confronto su formazione alla vita e alla fede: è la Seconda Giornata Eucaristica diocesana, tappa importante nel cammino pastorale di quest’anno (quasi un Congresso eucaristico diffuso). Unanime nel report dei gruppi la centralità della famiglia nell’opera educativa con quello che è chiamata ad essere e a vivere.
Riparte la peregrinatio dell’icona di Emmaus per le parrocchie della Repubblica di San Marino verso la Terza Giornata Eucaristica diocesana del 7 aprile prossimo.

Scarica la relazione di suor Maria Gloria Riva

Qui il link per la videoregistrazione

Nella Pieve di San Leo una preghiera ecumenica

Guidati dalla corale di San Leo, il vescovo Andrea Turazzi, il pastore valdese Alessandro Esposito e padre Gabriel Cerbu della Chiesa Ortodossa Rumena hanno celebrato i primi Vespri della Domenica. Il pastore Alessandro ha tenuto una meditazione sul “Magnificat” interpretando i sentimenti di Maria di Nazaret di fronte «alle grandi opere di Dio». I presenti all’incontro di preghiera erano particolarmente commossi nel vedere leader di diverse confessioni pregare insieme, esprimere sentimenti di stima reciproca e compiere gesti di sincera amicizia. Ribadito il desiderio di Gesù: «Che tutti siano uno».

Omelia nella III domenica del Tempo Ordinario

Valdragone (RSM), 21 gennaio 2024

Domenica della Parola
Seconda Giornata Eucaristica

Gio 3,1-5.10
Sal 24
1Cor 7,29-31
Mc 1,14-20

Quella mattina sulle rive del lago accade una cosa straordinaria e il mondo non lo sa. Che ne potevano sapere i pescatori di Cafarnao o di Tiberiade che in quel momento iniziava la missione pubblica di Gesù!
L’evangelista Marco scrive questi fatti dopo la risurrezione di Gesù e vede in quell’alba sulle rive del lago il Big Bang della risurrezione, cioè lo splendore della signoria, della regalità, di Dio. Questa è la prima cosa che voglio far risuonare e noi siamo fortunati ad essere lambiti, raggiunti, travolti da questa bella notizia: Dio si interessa di noi, ci vuole bene e ci benedice. Un giorno Gesù prenderà in mano il pane… Voi sapete cosa c’è dietro il pane e la sua storia: la fatica, la seminagione, il marcire nella terra, lo spuntare, il crescere, il maturare, il macinare, l’impastare e poi quel pane. Ecco, il Signore benedice quel pane fino a farlo diventare luogo della sua presenza.
Su quel pane si concentra anche la nostra benedizione. Perché noi vogliamo benedire Dio, vorremmo che tutti potessero proclamare quell’Amen nel cuore della Messa, e vorremmo coinvolgere tutti nella lode. Per questo mettiamo tutto l’impegno, nelle nostre comunità, perché le celebrazioni siano belle, perché l’Eucarestia sia partecipata – come avete detto nei report inviati in centro Diocesi – con canti appropriati, con lo splendore dei riti, l’eleganza che rende bella la nostra chiesa (posso testimoniarlo!). Dunque, in quel pane si concentra il massimo della benedizione, quella discendente, che è la benedizione di Dio, e quella ascendente, la nostra, che gli rende grazie e dice bene di Lui.
Quand’è che Gesù comincia la sua attività pubblica? Quand’è che sale lo splendore del Regno di Dio? Sembrano dettagli per specialisti. No, sono realtà che urgono nel cuore di chi scrive: dopo che Giovanni fu arrestato è stato messo a silenzio colui che è la voce. Dunque, c’è un vuoto, una mancanza, un’assenza. E su questa mancanza, su questa assenza, scende e viene Gesù, il Verbo di Dio. Si direbbe quasi che, in questo momento, Gesù scopra la sua vocazione, o meglio, la espliciti; ed è proprio la sua vocazione proprio nel momento in cui c’è una mancanza. Ricordate il profeta Isaia? Nella visione ode la voce del Signore: «Chi manderò e chi andrà per noi?». Sembra quasi che Dio cerchi braccia e il profeta audacemente risponde: «Eccomi, manda me» (Is 6,8). La vocazione ha di questi slanci! Si vede un bisogno, si vede una difficoltà, si vede una mancanza. Questo è un appello: «Tocca a te!».
Gesù annuncia il Regno di Dio e la conversione. Ho sentito molto, in questi mesi – lo condivido con voi che siete i miei fratelli – la necessità di una conversione. Quando celebriamo l’Eucarestia, appaiono due identificazioni. La prima: il pane che spezziamo, il calice della benedizione che condividiamo, per opera dei sacerdoti diviene sull’altare corpo, sangue, anima e divinità di Nostro Signore Gesù Cristo. La nostra fede si impegna; i sensi non ci aiutano, perché continuano ad apparire gli accidenti: il pane col suo colore, nella sua forma, ecc. Noi crediamo a questa presenza e abbiamo costruito cattedrali meravigliose, tabernacoli d’oro per custodire questa presenza. Dove sta la conversione? La conversione è nel credere che – cito san Paolo –, «poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo. Tutti, infatti, partecipiamo dell’unico pane» (1Cor 10,17). La conversione che devo fare, alla quale vorrei invitare anche voi, sta nel considerare che nell’Eucarestia noi diventiamo Corpo di Gesù, suo Corpo mistico. E, se metto tutto l’impegno per credere nella presenza reale di Cristo sull’altare (prima identificazione), voglio impegnare tutta la fede anche nel credere che noi siamo suo Corpo, suo Popolo. Mentre la prima identificazione è opera del Signore, opera della sua Parola, questa seconda identificazione richiede la nostra corrispondenza, la nostra responsabilità; esige l’unità e la comunione tra noi come fratelli, l’uscita dal nostro io, il superamento di ogni egoismo e individualismo. Allora il sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo è tale perché la Chiesa (e in essa ognuno di noi), si faccia dono agli altri, sacramento di unità, di pace, per quanti sono accanto e per quanti sono lontani. Allora l’incorporazione a Cristo non può essere, non può ridursi, non può immiserirsi ad un fatto individuale o individualistico, emotivamente gratificante. L’Eucaristia non può essere soltanto fonte di belle riflessioni, di belle parole. Non parole, l’Eucaristia, invece, è – dico tre sostantivi, ognuno dei quali ha una sfumatura diversa – incentivo, spinta e slancio all’azione. In questo senso dico che l’Eucarestia è programma, via, imperativo, oltre che grazia che ci è donata. Cristo si è fatto Eucaristia per noi, perché noi ci facciamo Eucaristia per gli altri. Quando Gesù sulle rive del lago dice: «Convertitevi e credete al Vangelo» (forse è un’estensione indebita, un’applicazione impropria, ma in questo contesto credo sia lecita), penso la conversione come inversione dall’intimismo alla consapevolezza della nostra responsabilità. «Il Regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo». Sì, Signore, noi come Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni, crediamo alla tua Parola e crediamo possibile la conversione.
I primi versetti del Vangelo di oggi e i versetti che raccontano la vocazione degli apostoli sono strettamente connessi, perché il racconto della vocazione e della risposta degli apostoli non è altro che l’attuazione di quella conversione che il Signore chiede. «Convertitevi e credete»; si tratta di un’endiadi, figura retorica per dire con due parole lo stesso concetto: convertirsi e credere coincidono. Ti converti, credendo a Gesù, credendo a Gesù avviene la conversione. Così sia.

Seconda Giornata Eucaristica

«Benedisse il pane…»

«La fiducia supplicante del Popolo fedele di Dio riceve il dono della benedizione che sgorga dal cuore di Cristo attraverso la sua Chiesa»: con queste parole si apre una recente Dichiarazione sul senso pastorale delle benedizioni del Dicastero per la Dottrina della Fede. Esse compendiano in modo molto chiaro il secondo dei quattro verbi con cui il nostro Vescovo Andrea ha voluto “adornare” le quattro Giornate Eucaristiche diocesane; la seconda delle quali verrà celebrata domenica 21 gennaio presso la Casa San Giuseppe di Valdragone a partire dalle ore 15.

“Benedire”. Gesù benedisse il pane: con questa azione, presa dalla tradizione della cena rituale ebraica, Gesù ha voluto dare la propria benedizione non solo a quell’alimento che aveva tra le mani, ma a tutte le fatiche umane, alle sofferenze, ai sacrifici personali, che simbolicamente sono rappresentati dall’ostia, “frutto della terra e del lavoro umano”. La benedizione “sgorga dal cuore di Cristo” e ci raggiunge attraverso l’azione della Chiesa. Ma “benedire”, cioè il “dire-bene” di Dio, è molto antico: la Bibbia è piena di gesti di benedizione! E ciò è vero anche e nonostante il nostro peccato: Dio non smette di benedirci, anche se talvolta non corrispondiamo al suo amore o ci allontaniamo dal suo disegno di salvezza per noi.

Ci aiuterà nella scoperta di questa “azione” di Dio suor Maria Gloria Riva, la quale, accompagnata dalle Monache dell’Adorazione Perpetua, ci proporrà anche un momento di dialogo. Sì, perché se “benedire” è un’azione divina, è anche vero che l’uomo stesso è chiamato, a sua volta, a benedire il creato e il suo Creatore. Per questo, l’azione diametralmente opposta alla benedizione è la “concupiscenza” – come ci suggerisce il Vescovo nella scheda del Programma Pastorale – cioè la tentazione di trattenere le cose e goderne solo per sé. Il contrario della “benedizione” e, dunque, la vera “maledizione” per l’uomo è di pensare di poter vivere autonomamente, sciolto da quei legami che sono necessari per la vera vita. Ciò, per altro, porta a vivere tutto sotto il dominio dell’ansia, nella prospettiva di avere tutto sotto controllo, spadroneggiare sugli altri e dover “apparire” in un certo modo. Ancora una volta, dunque, il cristianesimo dimostra la propria convenienza, perché Cristo è venuto a togliere i lacci del male e ci ha proposto, attraverso la “benedizione”, una concreta via di liberazione.

Questo implica che nessuno di noi può mancare all’appuntamento del 21 gennaio! Segniamo sulle nostre agende questo incontro, facciamo di tutto per essere presenti. Dopo l’utilissima e ricca catechesi di suor Gloria, attraverso le indicazioni consegnateci il Giorno del Mandato, affronteremo 4 domande fondamentali e utili a rendere più vera e più bella la nostra Chiesa diocesana. Il contributo di ciascuno è indispensabile per discernere quale volto le nostre Comunità devono assumere. Non abbiamo il diritto di lamentarci, se prima non avremo contribuito a costruire la Chiesa. I lavori, svolti sinodalmente, verteranno intorno a tematiche molto concrete, affinché sia più facile “benedire” Dio, gli altri e il mondo, affinché la nostra testimonianza espliciti l’amore salvifico del Signore. Ma il “fare la nostra parte” quel giorno potrà realizzarsi anche in un momento di intimità con Gesù, in un rapporto “esclusivo” con Lui attraverso l’Adorazione eucaristica che accompagnerà tutte le fasi del convegno. Certamente non mancherà di portare frutti abbondanti di bene nelle nostre vite: una vera e propria “benedizione”. La presenza del nostro Vescovo – successore degli Apostoli – e la possibilità di vivere con lui l’esperienza intima del Cenacolo è a garanzia del fatto che quel giorno non solo parleremo di Dio, ma lo vivremo e ne saremo completamente avvolti.

Ecco, allora, l’invito pressante a cambiare i nostri piani, se abbiamo già fissato altri impegni, e a fare di tutto per non mancare a questo pomeriggio, appuntamento con la storia e il destino. Concluderemo la giornata con la celebrazione eucaristica e sarà così anche un modo per ringraziare il Signore per i dieci anni della presenza tra noi di mons. Andrea Turazzi.

Don Marco Scandelli
Direttore Ufficio Catechistico Diocesano

Scarica la Lettera-invito del Vescovo Andrea

Scheda per la preparazione

ARMENIA e ARTSAKH – Ritorno al Paradiso

Il Coordinamento delle Aggregazioni Laicali di San Marino invita a partecipare a questo incontro:

«ARMENIA – ARTSAKH. Ritorno al Paradiso»

VENERDÌ 26 GENNAIO 2024
Ore 20,45

SALA MONTELUPO – DOMAGNANO – RSM

Intervengono:

TERESA MKHITARYAN
Fondatrice del “Germoglio”, associazione con sede a Lugano che promuove progetti umanitari in Armenia

RENATO FARINA
Giornalista

“Ora voglio ricordare un’altra tragedia che ferisce il cuore degli uomini, e dei cristiani in particolare: è la sorte di migliaia e migliaia di Armeni dell’Artsakh [Nagorno-Karabakh] che sono scacciati dalla loro terra per rifugiarsi nell’Armenia. Non ho le competenze che hanno Loro [gli ambasciatori e i politici presenti (ndr)] per orientare la riflessione così delicata, che tocca rapporti internazionali, ma penso agli uomini, donne, bambini e agli anziani. Viene davvero da chiedere giustizia per loro, la cui vita e storia vale certamente di più che qualsiasi progetto politico e di qualsiasi vantaggio economico.

Mons. Andrea Turazzi, Omelia per l’Insediamento dei Capitani Reggenti, 1° ottobre 2023

Pellegrinaggio a Roma con i Vescovi in Visita “ad limina apostolorum”

Carissimi,
dal prossimo 26 febbraio al 1° marzo avrò la gioia di vivere insieme agli Arcivescovi e ai Vescovi dell’Emilia Romagna la mia prima “Visita ad limina apostolorum”.
Insieme alla gioia non nascondo una certa trepidazione per l’incontro con papa Francesco e con i Dicasteri della Curia Romana. Chiedo la vostra preghiera e quella di tutta la Diocesi.
Mi propongo di consegnare l’omaggio della nostra Chiesa agli apostoli Pietro e Paolo, portare tutti sulla tomba degli apostoli per rinnovare la fedeltà al Signore Gesù e al suo Vangelo e rinsaldare i vincoli dell’unità con tutta la Chiesa e il Papa.
Il programma della Visita è molto intenso, ma è prevista una pausa per partecipare all’Udienza pubblica con il Santo Padre insieme ai fedeli delle nostre Diocesi. Per questo, il Servizio diocesano Pellegrinaggi ha organizzato un pellegrinaggio diocesano nei giorni di martedì e mercoledì 27-28 febbraio. Due saranno i momenti principali: Udienza col Santo Padre in Aula Paolo VI (ore 9.30) e S. Messa con tutti i Vescovi dell’Emilia Romagna nella Basilica di San Giovanni in Laterano (ore 15.30). Allego le note organizzative.
Speriamo di essere in tanti!

Vescovo Andrea

Scarica il programma dettagliato

Giornata dei giornalisti

E’ ormai tradizione celebrare la ricorrenza del Santo Patrono degli operatori della comunicazione, san Francesco di Sales, con i giornalisti e gli addetti all’informazione.
Quest’anno la Diocesi intende dare un carattere più interattivo all’incontro, con un tempo più disteso e aperto ad un pubblico più vasto. La comunità cristiana incontra gli operatori della comunicazione mercoledì 24 gennaio presso la Casa salesiana di Murata (San Marino Città, via don Bosco 12 – RSM).
Questo è il programma:

Ore 20 – Accoglienza e buffet offerto dalla Diocesi
Ore 21 – Introduzione al tema: “Quale notizia serve? La persona al centro della comunicazione” (don Jean-Florent Angolafale, esperto in comunicazione istituzionale)
A seguire Tavoli di dialogo e confronto
Ore 22.30 – Conclusioni

La serata si colloca a dieci anni dall’inizio del pontificato di papa Francesco che tanta importanza ha dato e dà alla comunicazione.
L’invito a partecipare può essere esteso a colleghi, amici e a quanti sono interessati all’evento.

Francesco Partisani
Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali
Diocesi San Marino-Montefeltro

Assemblea diocesana AC