Un inedito dipinto di Bartolomeo Coda a Mercatino Conca

bartolomeo codaNelle Vite di Giorgio Vasari, fonte imprescindibile per la storia dell’arte, Benedetto Coda da Ferrara è annoverato fra gli allievi di Giovanni Bellini; trasferitosi a Rimini lavorò a lungo e con profitto, e alla morte la bottega passò al figlio Bartolomeo. Questi fu il maggiore di quattro fratelli: Francesco, Innocenzo, e Raffaele, tutti attivi nella bottega del padre. Al 1541 risale l’unica opera autografa: l’Annunciazione della chiesa di santa Maria del Monte a Cesena, eseguita negli anni del Polittico di Valdragone della chiesa dei Servi di Maria a San Marino, unica opera attribuita a Bartolomeo Coda nella nostra diocesi, almeno finora.
All’interno della chiesa di San Silvestro in Montegrimano, infatti, per almeno venti anni è stato custodito un dipinto di dimensioni ragguardevoli, raffigurante la Madonna in trono con Bambino e i santi Apollinare e Antonio da Padova; il dipinto proviene dalla chiesa di sant’Apollinare, un tempo a pochi chilometri di distanza dal centro storico. L’opera è stata oggetto di un recente restauro, che ne ha restituito una parziale leggibilità, al termine del quale è stata trasferita nella chiesa parrocchiale di Mercatino Conta, dov’è tuttora esposta. La grande pala misura 246 centimetri in altezza, e 146,5 centimetri in larghezza; la cornice lignea è alta 263 centimetri, ed ha alla base una larghezza massima di 198,5 centimetri. Prima del restauro la pellicola pittorica si presentava alquanto depauperata, per l’umidità, le cadute di colore, e numerose ridipinture ad olio. Anche la cornice era in pessimo stato; il restauro ha riportato alla luce l’intaglio a doppia treccia e porzioni di doratura originaria. La vicenda storica e conservativa del dipinto sono premessa necessaria per la corretta lettura dell’opera, comunque problematica. Gli incarnati della Madonna e del Bambino, ad esempio, appaiono disomogenei e dai contorni irregolari nonostante l’intervento conservativo; la veste della Madonna, al contrario meglio conservata, mostra interessanti effetti chiaroscurali, con velature a colpi di pennello paralleli, lungo le pieghe dell’abito rosso, stretto in vita. Nel dipinto di Mercatino Conca la composizione è perfettamente bilanciata. Al centro della scena è la Madonna col Bambino, in posizione rialzata e dall’aspetto monumentale, simile ad una elegante terracotta policroma: sul basamento è dipinta la data in chiare lettere romane M D L I (1551). A destra è il giovane sant’Antonio da Padova, a sinistra, invece, sant’Apollinare vescovo e martire. In alto, infine, campeggia la figura dell’Eterno, che appare da una cortina di nubi, stagliandosi su un fondo d’orato. Nel dipinto si riscontra una rigidezza dei corpi e un movimento meccanico dei gesti lontani dall’eleganza pittorica di Benedetto Coda. La figura di sant’Antonio da Padova, in particolare, è resa in maniera ingenua e affrettata; l’ovale del volto è deformato, mentre il saio piomba a terra come il fusto di una statua lignea. L’immagine di sant’Apollinare, al contrario, rivela una diversa abilità esecutiva. Il volto è descritto con sottili pennellate di colore, e colpi di luce bianchi sulla fronte e sul naso affilato. Alle spalle del santo si scorge un paesaggio turrito tipicamente feretrano, immerso in colori caldi. Anche il gruppo della Madonna col Bambino rivela una certa maestria, per le proporzioni armoniose e il nudo del Bambino. Il Padre Eterno, a sua volta, rivela significativi addentellati con la stessa figura dipinta nel Battesimo di Cristo della Cattedrale di Traù, eseguito da Bartolomeo Coda fra il 1533 e il 1537 alla morte del padre, quando alla guida della bottega era in grado di esportare opere in Dalmazia e al di là dell’Adriatico. Nel dipinto su tavola raffigurante la Madonna col Bambino fra i santi Domenico e Paolo e i misteri del Rosario nel museo della Rocca di Gradara, ritroviamo l’immagine della Madonna col Bambino del dipinto di Mercatino Conca. La pose delle figure e la veste sono le stesse, semplicemente invertite come in un gioco allo specchio. Perfettamente coincidenti sono l’inclinazione del capo della Madonna e la posa plastica del Bambino; sorprende il particolare morelliano delle mani della madre che trattengono il figlio; nella tavola ritroviamo la stessa meccanica dei gesti e il modo di trattare le vesti, ma al momento è difficile chiarire la successione temporanea fra i due dipinti.
La tela di Mercatino Conca, dunque, va ad ampliare il corpus delle opere di Bartolomeo Coda, pittore prevedibile e forse ripetitivo ma certamente interessante, e quindi ad arricchire il nucleo delle opere d’arte più significative della nostra diocesi.

Luca Giorgini